Prosegue l'offensiva diplomatica
della Serbia su Srebrenica e Kosovo, due temi che Belgrado pone
al centro della sua attuale azione politica internazionale e che
ritiene di importanza vitale per i suoi interessi nazionali.
Dopo il rinvio del voto su una risoluzione relativa al genocidio
di Srebrenica, previsto in Assemblea generale dell'Onu il 2
maggio, rinvio avvenuto dopo una intensa iniziativa diplomatica
alle Nazioni Unite del presidente serbo Aleksandar Vucic, il
ministro degli esteri Ivica Dacic ha detto oggi che una seduta
straordinaria del Consiglio di sicurezza Onu dedicata alla
situazione in Bosnia-Erzegovina si terrà con tutta probabilità
il 30 aprile su richiesta della Russia. E riferendosi al rinvio
del voto della risoluzione su Srebrenica, Dacic ha sottolineato
il successo dell'azione diplomatica di Vucic che nel corso di
cinque giorni a New York ha incontrato decine di rappresentanti
internazionali spiegando la posizione contraria di Belgrado, sia
sulla sostanza del problema sia sulle storture procedurali e
violazioni del regolamento delle Nazioni Unite. Per Belgrado,
addossare alla Serbia il marchio di 'popolo genocida' non
contribuirebbe certo alla pacificazione ma inasprirebbe
ulteriormente i rapporti interetnici in Bosnia-Erzegovina, a
danno della stabilità generale nella regione con il pericolo
reale di nuovi conflitti. Dacic, in una intervista alla tv
privata Prva, ha detto che anche sull'ammissione del Kosovo al
Consiglio d'Europa i giochi non sono fatti, dopo il sì dei
giorni scorsi da parte dell'Assemblea parlamentare
dell'organizzazione paneuropea. La decisione finale verrà dal
Comitato dei ministri degli esteri del Consiglio d'Europa, il
cui voto ha detto è previsto per il 17 maggio. Per Dacic, alcuni
importanti Paesi come Francia e Italia hanno espresso riserve.
"E' una battaglia molto dura, e vedremo come le cose si
evolveranno".
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