La Serbia ricorda oggi i pogrom
di 20 anni fa contro la popolazione serba in Kosovo, un'ondata
feroce di violenze e distruzioni che provocò vittime, feriti e
migliaia di profughi, in quello che Belgrado continua ancora
oggi a denunciare come un chiaro e lucido piano di pulizia
etnica ai danni dei serbi. Lo ha fatto il presidente Aleksandar
Vucic, ricevendo oggi un gruppo di studenti serbi del Kosovo, ai
quali ha detto che le violenze e i soprusi contro i serbi
proseguono ancora oggi con la stessa determinazione e la stessa
crudeltà.
"Cari ragazzi, voi provenite da ogni parte del Kosovo, la
nostra Serbia, benvenuti in un'altra parte della nostra Serbia.
Grazie di essere oggi qui con noi a Belgrado, oggi nel 20/mo
anniversario dei terribili pogrom contro la popolazione serba,
pogrom che proseguono ancora oggi con la stessa convinzione e
crudeltà. Perfino i metodi non sono molto diversi, e con lo
stesso appoggio convinto di coloro che ci bombardarono nel
1999", ha detto Vucic parlando ai ragazzi serbi del Kosovo. Il
riferimento è ai raid della Nato decisi nella primavera del 1999
contro la Serbia, che posero fine alla guerra del Kosovo.
L'anniversario dell'inizio di tali bombardamenti verrà ricordato
la prossima settimana. "Dovete sapere che questo è il vostro
unico Paese, dovete sapere che avete un'unica città capitale,
che è Belgrado, e spero che potrete vedere, ammirare e amare
altre parti della vostra patria, la Serbia", ha aggiunto il
presidente. A incendiare gli animi il 17 marzo 2004 fu la
tragica morte di tre ragazzi kosovari di etnia albanese,
annegati nel fiume Ibar.
Secondo i media locali albanesi di allora, i tre erano stati
inseguiti e minacciati da coetanei serbi e costretti in pratica,
per sfuggire alle violenze, a lanciarsi nel fiume dove poi
trovarono la morte. Una versione questa sempre respinta con
forza da Belgrado, che la definisce un pretesto montato ad arte
per giustificare l'odio e la furia antiserba scatenatisi
successivamente. Nel giro di un paio di giorni furono attaccate
indiscriminatamente e date alle fiamme un migliaio di case di
serbi, distrutti 35 fra chiese e monasteri ortodossi, abbattuto
tutto ciò che avesse una connotazione serba. I morti furono
complessivamente una ventina da entrambe le parti, oltre 4 mila
serbi furono costretti a lasciare i loro luoghi d'origine, con
la pulizia etnica che interessò una quindicina di località
grandi e piccole. Nel 20/mo anniversario di tali fatti
drammatici, eventi rievocativi e cerimonie commemorative sono in
programma in tutta la Serbia e fra la popolazione serba del
Kosovo. Il presidente Vucic sarà presente in serata a una
cerimonia ufficiale al Teatro Nazionale di Belgrado.
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