Come da tradizione, tale doloroso anniversario viene segnato da raduni, conferenze, cerimonie commemorative in tutto il Paese, in particolare nelle località particolarmente colpite dai raid alleati che provocarono migliaia di vittime ed enormi distruzioni. L'evento commemorativo centrale è in programma nel tardo pomeriggio a Sombor, nel nord della Serbia, alla presenza del presidente Aleksandar Vucic. I raid Nato - decisi senza mandato Onu e che la Serbia definisce regolarmente 'aggressione' - scattarono su ordine dell'allora segretario generale dell'Alleanza Atlantica Javier Solana la sera del 24 marzo 1999 con i primi cacciabombardieri decollati dalla base di Aviano nel nordest dell'Italia, e si conclusero il 9 giugno dopo 78 giorni di martellanti bombardamenti che colpirono obiettivi militari ma anche civili, causando la morte di almeno 2.500 persone e il ferimento di altre 12 mila, tra militari e civili. La motivazione dei vertici alleati - il comandante in capo delle Forze Nato era allora il generale americano Wesley Clark - fu quella di evitare una catastrofe umanitaria a causa della brutale politica di repressione e pulizia etnica condotta dal regime dell'allora uomo forte serbo Slobodan Milosevic.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA