I serbi di Bosnia celebrano oggi
la loro Festa nazionale, nel 32/mo anniversario della
proclamazione della 'Republika Srpska', l'entità a maggioranza
serba della Bosnia-Erzegovina (l'altra è la Federazione
croato-musulmana), il cui leader Milorad Dodik non nasconde le
sue crescenti mire secessioniste.
Una celebrazione quella del 9 gennaio dichiarata a due
riprese incostituzionale dall'Alta Corte bosniaca, secondo cui
tale ricorrenza discrimina bosgnacchi musulmani e croati
cattolici, gli altri due popoli costitutivi della
Bosnia-Erzegovina insieme ai serbi ortodossi - sulla base degli
accordi di pace di Dayton (1995). Una festa quella odierna che è
stata ugualmente condannata con forza dall'Alto rappresentante
internazionale in Bosnia-Erzegovina Christian Schmidt. Ma Dodik,
che non riconosce la legittimità di Schmidt e si rifiuta di
osservare le sue delibere e quelle della Corte costituzionale,
va avanti sulla sua strada di retorica ultranazionalista,
minacciando sempre più la secessione dell'entità serba, ipotesi
questa che da tempo allarma la comunità internazionale, che
moltiplica gli appelli e le messe in guardia nei confronti di
Dodik, sottoposto a sanzioni da parte di Usa e Gran Bretagna, e
che è sotto processo a Sarajevo per il suo rifiuto di rispettare
le decisioni dell'Alto rappresentante e dell'Alta Corte.
Il 9 gennaio 1992 i parlamentari di etnia serba ostili
all'ipotesi di indipendenza della Bosnia-Erzegovina,
proclamarono unilateralmente la 'Repubblica serba di Bosnia', un
atto di secessione che pochi mesi dopo avrebbe portato allo
scoppio del sanguinoso conflitto armato nel Paese balcanico.
Cominciati già ieri con cerimonie ufficiali e un discorso di
Dodik nel quale il leader serbo-bosniaco ha glorificato i
criminali di guerra Ratko Mladic e Radovan Karadzic, ribadendo
la sua negazione del genocidio di Srebrenica, per il quale
Mladic e Karadzic sono stati condannati entrambi all'ergastolo
dal Tribunale dell'Aja, i festeggiamenti dei serbi di Bosnia
proseguono oggi a Banja Luka, il capoluogo della Republika
Srpska, alla presenza di numerosi esponenti politici della
Serbia, e rappresentanti di etnia serba di altri Paesi della
regione.
In programma in particolare una seduta speciale del
parlamento locale, un fastoso ricevimento, una parata di reparti
della polizia e delle forze di sicurezza serbo-bosniache, un
concerto e una rappresentazione teatrale ad opera del Teatro
Aleksandriiski di San Pietroburgo, a conferma degli stretti
rapporti che Dodik mantiene con Mosca e con il presidente russo
Vladimir Putin. In serata sono previsti spettacolari fuochi
d'artificio a Banja e anche a Belgrado. In una intervista alla
Afp, Dodik ha detto che i serbi di Bosnia sono "mentalmente
integrati" alla Serbia e appoggerebbero volentieri una eventuale
proclamazione d'indipendenza della Republika Srpska. "Noi non
vogliamo restare qui (nella Bosnia-Erzegovina). Certo, ora
facciamo parte della Bosnia-Erzegovina, ma è perchè siamo
obbligati, non è qualcosa che ci sta bene", ha detto Dodik che
ha ribadito le minacce di secessione nel caso si dovesse
accentuare lo scontro con l'Alto rappresentante internazionale,
in particolare sulla questione delle proprietà e delle
competenze. In tal caso, ha affermato, "convocheremo il
parlamento della nostra entità e prenderemo la decisione
sull'indipendenza". "Ritireremo i serbi dalle Forze armate,
dalla polizia, dalle istituzioni comuni", ha aggiunto il leader
serbo-bosniaco, che ha raccomandato l'Alto rappresentante e le
istituzioni centrali bosniche di "non avventurarsi in questa
storia".
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