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Cambio bandiera meno facile, ma resta di moda

Cambio bandiera meno facile, ma resta di moda

Tanti paletti e poche concessioni dal Comitato olimpico

ROMA, 22 luglio 2024, 15:05

Redazione ANSA

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Il presidente del Cio Bach visita il villaggio olimpico © ANSA/AFP

Il presidente del Cio Bach visita il villaggio olimpico © ANSA/AFP

Cambiare nazionalità per poter partecipare ai Giochi olimpici o ad altri grandi eventi sportivi è stata una pratica molto adoperata in passato e spesso anche con grande gratificazione per chi c'è riuscito, ma di recente le regole in materia sono state rese molto più stringenti.

In una società golbalizzata e multietnica, lo sport è specchio degli enormi cambiamenti in corso ma ha anche delle regole per evitare una deriva scorretta: le federazioni, e in primis il Cio, hanno così inasprito i requisiti per cambiare nazionalità, la procedura si è fatta più lenta e controllata, mettendo in ansia chi l'aveva avviata sperando di poter partecipare con una nuova nazionalità a Parigi 2024.

Sette atleti di diverse discipline sono stati tra gli ultimi ad ottenere il via libera per la modifica della nazionalità sportiva, promossi dal Comitato esecutivo riunitosi a Losanna.

Non a caso, due di loro sono russi - la nuotatrice Anastasiia Kirpichnikova, diventata atleta della Francia, e il lottatore Aleksandr Komarov, ora serbo -, che al contrario di gran parte dei loro ex connazionali sottoposti al veto per la guerra in Ucraina potranno gareggiare a Parigi. Kirpichnikova da quasi un anno aveva ottenuto la cittadinanza francese ed aspettava con ansia quella sportiva, così come Komarov, sposato con una serba, che da serbo ha vinto un oro europeo nella lotta greco romana a Bucarest 2024.
    Gli altri promossi al vaglio sono il lottatore Chahrazed Ayachi (passato dalla Francia alla Tunisia), la ciclista Rachel Neylan (dall'Australia all'Irlanda, le nuotatrici Lisa Pou (dalla Francia a Monaco) e Levenia Sim (dagli Usa a Singapore) e la ginnasta Ingrid Simao Souto Maior (dal Brasile al Portogallo). In precedenza, sempre nel 2024, aveva avuto l'ok un'altra ginnasta Georgia-Rose Brown (dall'Australia ala Nuova Zelanda). Un traguardo sospirato, dato che permetterà loro di fare parte dei circa 10.500 eletti che gareggeranno a Parigi.
    In passato i criteri erano ben più permissivi e alcuni atleti avviavano senza troppi problemi il processo di acquisizione della doppia nazionalità per aumentare le proprie possibilità di partecipare ai giochi olimpici o semplicemente per ottenere maggiore successo, e anche guadagni, in un altro Paese. Ora una federazione può richiedere cambi di nazionalità per due atleti all'anno per disciplina e il Cio li può approvare, sempre che ci sia il consenso del Paese d'origine, prima dei Giochi. Non importa se un atleta ha vinto medaglie per un Paese e poi intende rappresentarne un altro e la storia dello sport è piena di esempi, a volte clamorosi. Vari anni fa, così, la Iaaf, ora World Athletics, decise di riformare le norme sulla naturalizzazione degli atleti andando in soccorso soprattutto ai Paesi africani, che vedevano tanti loro talenti trasferirsi almeno come bandiera nei Paesi del Golfo e in Turchia. 
   

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