Julio Velasco ha di nuovo gli occhi
di tigre. Il 'guru' della pallavolo azzurra si è rimesso in
gioco a 30 anni dalla sua nazionale di fenomeni, l'Italia di
Lucchetta, Zorzi, Cantagalli, Bernardi e tanti altri campioni.
Ai Giochi di Parigi, il tecnico argentino adottato dall'Italia
rientra con l'Italovlley femminile, ma non vuol sentir parlare
di "sogno": per rompere il tabù dell'oro, mai vinto da una
disciplina pure dominante nel mondo, l'unico modo è vivere il
"qui e ora"
La terza vita agonistica di Velasco e' fatta della gioia di
"lavorare con i giovani, sono vitali e allegri", ma è chiaro che
passo dopo passo l'obiettivo agonistico e' tutto. Il ct delle
azzurre ripete da giorni gli stessi concetti, pubblicamente ai
media e privatamente alla squadra. Quasi fosse un mantra.
"Motivare la squadra ora non serve. La priorità è quella di
combattere l'ansia e i dubbi, se ci riusciamo faremo bene"
continua a ribadire a due giorni dall'esordio della sua
nazionale nel girone olimpico di Parigi contro la Repubblica
Domenicana. Poi Olanda e Turchia, ma la mente "deve restare al
qui e ora". Vietato pensare al domani o al passato. Per questo
il ct dell'Italdonne cerca di evitare di sognare.
"Io non ricordo nemmeno quelli che faccio di notte e ad
occhi aperti non sogno perché significherebbe proiettarsi in
avanti - spiega -. Cerco di combattere la mia stessa mente".
Velasco, però, va contro anche le etichette che la sua Italia si
è guadagnata vincendo la Nations League. E quella di favorita
proprio non gli piace. "Mi dà fastidio - racconta - Ho già
vissuto tutto questo e dico che conviene perdere prima delle
Olimpiadi. Invece siccome abbiamo vinto la Nations League allora
adesso dobbiamo vincere l'oro. Ma non è così. Mancini dopo
l'europeo di calcio vinto doveva vincere il mondiale e non siamo
nemmeno andati. Djokovic a Tokyo doveva vincere l'oro nel tempo
libero e non ha preso nemmeno il bronzo...Quanti altri ne volete
di esempi".
Per questo Velasco cerca di non lasciare nulla al caso.
Niente alloggio al villaggio olimpico (sarebbe stato troppo
scomodo per gli spostamenti) e nemmeno la partecipazione alla
cerimonia d'apertura per evitare di disperdere tante energie a
poco meno di 48 ore dall'esordio. Gli allenamenti, inoltre, si
fanno al mattino presto per imitare il game day visto che si
giocherà la mattina alle 9 e "servirà musica heavy metal per
svegliarci", scherza il ct. Uno che sa quali corde toccare in
questi appuntamenti. Ha guidato la "Generazione dei fenomeni" in
cima al mondo, sfiorando però solamente il titolo olimpico. Ad
Atlanta nel '96 conquistò l'argento e 28 anni dopo ci riproverà
a Parigi a prendersi quell'oro sfumato ma guidando la nazionale
femminile. "Ed è un privilegio essere sempre qui e soprattutto è
un privilegio lavorare con i giovani che sono vitali e allegri,
ci trasmettono questo -le sue parole - É vero che i tempi
cambiano che cambia tutto ma i giovani non sono diversi, il
mondo è diverso e loro si adattano". E la squadra dovrà
abituarsi anche alle pressioni, ma la capitana azzurra, Anna
Danesi, non ha dubbi: "Non ci danno fastidio, siamo abituate a
giocare così. Poi se non ne hai qui che è un'Olimpiade quando?
Ci fa piacere averle. Significa che la gente ha aspettative, é
uno stimolo". Poi riprendere le parole del ct: "Noi siamo
focalizzate sul qui e ora". Certo poi l'oro "resta un sogno che
è sempre lì, da tanti anni..."
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