(di Alessandro Castellani)
"Quando ho saputo della mia
convocazione per Parigi ho provato una grande felicità. Si sa
quanto sia difficile andarci, essere selezionato. Io ce l'ho
fatta anche questa volta, a 54 anni, ma è tanto che sto lì' in
pedana, il tiro a volo è la mia passione e cerco sempre di fare
il meglio. Così dico fin da ora che punto ad esserci anche a Los
Angeles 2028: sarebbe bello fare come il mio amico Al Rashidi,
che a Tokyo ha vinto il bronzo nello skeet a 58 anni, l'età che
avrò io quando ci saranno i Giochi in California".
A un mese dall'Olimpiade di Parigi, Giovanni Pellielo non si
pone limiti. Il veterano della spedizione azzurra, 4 volte
campione del mondo nel Trap, e 4 volte 'medagliato' olimpico
(tre argenti e un bronzo tra il 2000 e il 2016), in Francia
eguaglierà i fratelli Piero e Raimondo D'Inzeo e la canoista
Josefa Idem nella graduatoria degli atleti italiani con più
presenze alle Olimpiadi: sono 8 partecipazioni, che nel suo caso
vanno da Barcellona 1992 a oggi. Con in mezzo però l'assenza a
Tokyo 2020, quando l'Italia aveva un solo posto a disposizione,
e l'allora dt azzurro Albano Pera scelse il poliziotto Mauro De
Filippis. "Non ce l'ho con Pera - dice Pellielo -, anzi lo
rispetto, anche se penso che ha sbagliato a pensare che non
fossi in grado di gareggiare in Giappone. Mia madre non stava
bene, io ero preoccupato e lui ha pensato che non fossi pronto".
Ma, vista la sua grinta e le sue intenzioni che già puntano
verso il 2028, l'appuntamento di Pellielo con il record assoluto
delle 9 Olimpiadi forse è solo rimandato. Intanto si gode questa
convocazione, e sottolinea che "non sono decoubertiniano, e a
Parigi andrò per un posto sul podio, possibilmente quello sul
gradino più alto, anche se gli avversari sono forti. Ci saranno
tanti tiratori giovani e sarà quindi anche uno scontro
generazionale. Spero che, oltre a far bene, io sia d'esempio per
gli altri, che tramite la mia presenza capiscano che nel nostro
sport si può essere longevi e rimanere competitivi ai massimi
livelli anche dopo una certa età".
Per 'Johnny', come viene chiamato nel suo sport, quella di
Parigi sarà un'Olimpiade particolare non solo per il record di
presenze. "Sarà la prima senza mia madre - dice -, la persona
che mi ha avviato a questo sport e alla quale ero più legato.
Ripensandoci, l'anno scorso ho conquistato la carta olimpica per
l'Italia, a Baku, appena una ventina di giorni dopo che lei era
venuta a mancare. Se n'è andata il 26 luglio e quest'anno la
cerimonia di Apertura di Parigi sarà proprio il 26 luglio: che
incredibile coincidenza. O forse è un segno del destino. In
pedana andrò anche per lei, che ora, da lassù, può seguirmi
ovunque io vada". Ecco perché, a Parigi più che mai, Johnny
vuole una medaglia, per poter fare questa dedica molto speciale,
"e anche per ringraziare il consiglio e il presidente della mia
federazione, la Fitav, che mi sono stati sempre vicini nei
momenti difficili. Per me sono una seconda famiglia e li
ringrazierò sempre per la fiducia in me. Intanto li ho ripagati
dimostrando sul campo di meritare la convocazione". Ma per i
tiratori questa Olimpiade sarà particolare anche per il fatto
che il loro sport non si svolgerà a Parigi, ma a circa 300
chilometri di distanza, nell'impianto della federazione francese
a Chateauroux. Vivranno quindi in albergo, e per Pellielo sarà
la prima edizione dei Giochi senza villaggio olimpico. "Io
l'Olimpiade l'ho sempre vissuta in modo riservato - dice -,
cercando di isolarmi. Questa volta per noi non ci sarà il
frastuono del villaggio, e non è detto che sia uno svantaggio.
Io comunque vivrò questa esperienza con lo stesso spirito di
sempre". L'importante, per il cecchino Johnny, sarà 'mirare'
ancora una volta al podio, "pensando a mamma".
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