I dieci minuti che cambiarono lo sport italiano sono cominciati alle 21:42 di Tokyo, quando l'arbitro ha chiamato Gianmarco Tamberi e il campione del Qatar, Mutaz Barshim, fermi a quota 2,37 m e ormai irraggiungibili nella sfida per l'oro del salto in alto: spareggio o ex-aequo? Uno sguardo fra i due e la vittoria condivisa è stata immediata, travolgente. Trascorrono poco più di 600 secondi e alle 21:53 partono i 100 metri, i primi della storia olimpica con un italiano ai blocchi. Un ragazzo che i media stranieri definiscono "arrivato dal nulla", nato a El Paso e cresciuto a Desenzano del Garda, in provincia di Brescia, fa con le mani il segno del corridoio diritto davanti a sé. Gli occhi guardano diritto, verso il traguardo. Si tocca le spalle, un rito. Lo sguardo è sicuro, sereno. Parte e arriva in 9 secondi e 80", nuovo record europeo. Un'Olimpiade fin qui piena di polemiche e preoccupazioni, tante medaglie ma pochi ori per l'Italia, diventa l'avventura più incredibile. Il mondo scopre che sono italiani l'uomo più veloce e quello che salta più in alto, come li celebra subito il presidente del Coni, Giovanni Malagò, giustamente commosso. Il mondo non scopre soltanto i record e le medaglie, apprende anche che queste sono le vittorie di un'Italia di giovani diversi, di un'Italia nuova, che rinnova i fasti di Pietro Mennea e Sara Simeoni in una versione millennial. In cui i confini del Belpaese arrivano fino al Texas, in cui le vittorie azzurre si celebrano esultando insieme all'amico del Qatar con il quale si sono condivise sfide e speranze. Tamberi e Jacobs, Gimbo e Marcell uniti in un abbraccio dentro la bandiera: "era il mio sogno da bambino, ho corso più che potevo" sono le prime parole del "lampo" Jacobs, mentre Tamberi dopo aver pianto davanti a quello che resta del gesso che gli immobilizzò la gamba, scherza con l'amico ex-aequo Barshim. Che sintetizza: "Two is better than one", due è meglio di uno.