La prima Olimpiade del dopo Usain Bolt. Se non fosse stato per la pandemia che ha sconvolto programmi e costretto a rinvii e rinunce, i Giochi di Tokyo sarebbero stati segnati da questa pietra miliare, l'assenza dell'uomo che dal 2008 a Pechino ha dominato le gare di velocità nell'atletica leggera, entrando nel mito. Nessuno sembrava poter giganteggiare nel Nuovo stadio olimpico di Tokyo come ha fatto il giamaicano - chiamato a fine 2019 per inaugurare l'impianto da 60mila posti - nelle tre edizioni precedenti, poi all'improvviso, ai Trials Usa, è spuntato quello che da molti viene indicato come il suo erede, e che è ancora minorenne: il 17enne della Florida (viene da Tampa) Erryon Knighton, detto anche 'high school sensation'. Sui 200, la sua gara preferita, ha battuto il campione del mondo Noah Lyles in semifinale, poi in finale si è accontentato del terzo posto, che gli garantiva comunque un posto per Tokyo, correndo in 19"84, tempo fenomenale per uno che va ancora a scuola e che, intanto, ha tolto a Bolt i primati momdiali under 18 e under 20. Ora vuole il podio di Tokyo, dove probabilmente sarà una sfida in famiglia contro Lyles e l'altro sprinter Usa Kenny Bednarek.
Ma anche altri protagonisti della sempre vivissima atletica statunitense dovrebbero trovare gloria ai Giochi: come la sprinter Gabby Thomas, ex studentessa di Harvard dove è diventata epidemiologa, 21"62 sui 200 metri, un tempo secondo solo al primato 'mostruoso' di Florrnce Griffith Joyner. La Thomas, che pratica anche (ma non ai massimi livelli) il salto in lungo, ha superato anche il trauma di un tumore al fegato, per fortuna benigno e ora punta al gradino più alto del podio, per emulare il suo 'modello' che l'ha spinta verso l'atletica, Allyson Felix. Ci saranno poi l'ostacolista Sydney McLaughlin, ai Trials prima donna al mondo ad andare sotto i 52" nei 400 hs, proprio la Felix (sfiderà di nuovo l'altra veterana, la pluriolimpionica giamaicana Shelly Fraser Pryce) e JuVaghn Harrison, detto 'Mister Jump', che gareggia, e punta al podio, sia nel salto in alto che nel lungo, qualcosa che finora si era vista solo più di un secolo fa, ai tempi del mitico Jim Thorpe. Ci sarà anche la martellista Gwen Berry: terza ai Trials, sul podio si è voltata dall’altra parte e ha abbassato la testa mentre suonava l’inno e salivano le bandiere. "So come si cresce nei quartieri neri, so cosa si prova ad avere figli neri, e per questo voglio combattere", ha poi spiegato, e ha fatto capire che se dovesse salire sul podio anche a Tokyo farà la stessa cosa.
Quanto agli azzurri, che hanno perso per strada l'infortunata Larissa Iapichino, avranno il compito di provare a cancellare l' imbarazzante 'zero' nel loro apporto medagliere dell'Italia a Rio 2016, stesso deludente risultato dei Mondiali di Pechino 2015, e presenteranno la più folta spedizione olimpica di sempre. I candidati al podio non mancano nella numerosa delegazione tricolore: da Gianmarco Tamberi, che vorrà rifarsi dalla mancata partecipazione a Rio, nel salto in alto fino ai marciatori Massimo Stano, Antonella Palmisano ed Eleonora Giorgi. I velocisti Filippo Tortu e Marcell Jacobs cercheranno un posto nella finale dei 100 metri. Davide Re proverà a dire la sua nei 400 e con la 4×400 mista, così come la 4x100 femminile. C'è da dire che a Tokyo ci saranno tutte e cinque le staffette tricolori, un en plein che accomuna l'Italia con Usa, Gran Bretagna e Olanda.
Il programma di gare prevede 48 prove - 24 maschili, 23 femminili e per la prima volta una mista, la 4x400 -, una full immersion dal 30 luglio all'8 agosto nel si spera non troppo afoso clima della capitale nipponica. Ma proprio per evitare possibili rischi per gli atleti è stato deciso di spostare le prove di marcia e le maratone all'Odori Park di Sapporo, 800 chilometri a Nord di Tokyo e sede dei Giochi invernali nel 1972.
Assente Bolt, e con i russi ridotti a dieci e quasi in incognito (gareggeranno come 'Atleti Neutrali') per le sanzioni imposte per il doping di Stato, gli Stati Uniti avranno ancor più chance del solito per confermare la loro leadership nella regina degli sport olimpici. Ad Atene 1896 dieci atleti schierati in questa disciplina vinsero un totale di 17 medaglie e da allora si è sempre andati avanti così, nel segno di campioni che sono stati, come Carl Lewis, il simbolo stesso di questo sport. Sono ben 795 i podi conquistati dagli Usa nel 'track&field', un terzo di quelli totali del Paese.
Un dato significativo è anche quello della Giamaica, che in tutto alle Olimpiadi estive ha conquistato 76 medaglie, di cui 66 nell'atletica (unica eccezione, un bronzo nel ciclismo). Vengono da questi due Paesi i probabili protagonisti delle gare, oltre che dal Kenya e dall'Etiopia, razziatori seriali delle prove di mezzofondo, e dalla Cina, sempre in crescita nelle ultime edizioni. Tra gli exploit più attesi, per fare qualche nome, si sono quelli del recordman del salto con l'asta, il 21enne svedese Armand Duplantis.