Assente da 13 anni, ovvero da Pechino 2008, il baseball è tornato nel programma olimpico in omaggio al Giappone, dove questo sport è quello più popolare e faceva spesso registrare, prima del Covid-19, il sold out in gran parte degli stadi. La sua presenza sarà però di breve durata, in quanto non è prevista per Parigi 2024: se ne riparlerà in occasione di Los Angeles 2028, per la gioia degli americani, anche loro pazzi per questo sport.
Intanto è tempo di Tokyo 2020, e delle partite che si giocheranno negli stadi di Yokohama e Fukushima, sede quest'ultima scelta non a caso, nel segno della speranza e della rinascita non solo dopo la pandemia, ma anche, e soprattutto, dopo il disastro nucleare di dieci anni fa.
La novità più grossa è che tra le sei squadre che daranno vita al torneo olimpico secondo una formula di non semplice comprensione, non c'è per la prima volta Cuba. La selezione dell'Isola nelle cinque volte in cui il baseball ha fatto parte ufficialmente dei Giochi, da Barcellona 1992 a Pechino 2008, ha sempre vinto l'oro (3 volte) o l'argento (2 volte), quindi non facendo mai peggio del secondo posto. Ma questa volta non ci sarà perché nel torneo di qualificazione delle Americhe si è fatta battere dal Venezuela (per la prima volta dal 1953 a oggi) e dal Canada, compromettendo ogni chance di andare ai Giochi.
Ci saranno invece gli Stati Uniti che nel loro roster potranno avere giocatori della Mlb, ma solo quelli messi fuori rosa dai rispettivi tea. Infatti la lega nordamericana professionistica non si fermerà durante l'Olimpiade, e per questo non potrà mettere a disposizione le stelle di prima grandezza. Maanche senza di loro, gli Usa presenteranno comunque un organico molto competitivo, sotto la guida di un manager del calibro di Scott Brosius, ex beniamino dei supporter dei NY Yankees quando era giocatore . E a proposito di super professionisti, si fermeranno, a differenza dei colleghi statunitensi, quelli della Nippon Professional Baseball (NPB), per dare modo alla squadra di casa di avere a disposizione tutti i migliori giocatori del paese, e puntare dritta all'oro, obiettivo dichiarato. Del campionato giapponese è stato protagonista per due anni anche Matt Clarke, nato in California ma capitano del Messico che vuole essere la sorpresa del torneo.
Curioso il caso di Eddy Alvarez, americano di Miami (dove ha fatto parte dei Marlins) e figlio di cubani, che una medaglia alle Olimpiadi l'ha già vinta, ma in quelle invernali: a Sochi 2014 fu argento nella staffetta Usa dello short track e ora, come 'uomo base' degli statunitensi, punta fare il bis ai Giochi estivi. Se ci riuscisse, diventerebbe il terzo atleta americano a compiere un'impresa del genere dopo Eddie Eagan (1920, oro nel pugilato e 1932, oro nel bob) e Lauryn Williams (2004, oro nella 4x100 dell'atletica, e 2014, argento nel bob).