E' Frank Chamizo la stella della delegazione azzurra della lotta ai Giochi di Tokyo, Il campione azzurro, qualificato nella categoria -74 kg, non sarà però il solo a rappresentare i colori azzurri in Giappone: a strappare la qualificazione è stato anche Abraham de Jesus Conyedo Ruano nei -97 kg. E sono 288 gli atleti che dal primo al 7 agosto si sfideranno al Makuhari Messe, nei 18 eventi suddivisi per categorie di peso. Chamizo, cubano di nascita ma naturalizzato italiano, 29 anni il prossimo 10 luglio, si era qualificato tra i primi, lo scorso settembre, quando arrivò alla finale ai campionati del Mondo di Nur-Sultan, in Kazakistan, dove conquistò l'argento nella categoria 74 kg. A Rio, Chamizo salì sul gradino più basso del podio nella categoria 65 kg ma da allora ne ha fatta di strada, sia nello sviluppo fisico, sia nella testa, arrivando all'oro mondiale a Parigi 2017 nei 70 kg e a quello Europeo lo scorso anno nella 74 kg (il suo quarto titolo continentale). Quest'anno agli Europei di Varsavia ha vinto il bronzo. Anche Conyedo è nato a Cuba, ma ha ottenuto la nazionalità italiana: cin azzurro ha vinto un bronzo mondiale e uno europeo. Ai Giochi l'Italia annovera due sole medaglia nella lotta libera (l'oro di Vincenzo Pollio a Mosca 1980 nei 48 kg e appunto il bronzo di Chamizo a Rio) e ben 19 (6 ori, 4 argenti e 9 bronzi) nella greco-romana. La lotta olimpica resta una delle discipline simbolo dei Giochi: nata nel 708 avanti Cristo in occasione della XVIII Olimpiade dell'antichità e il primo vincitore fu Euribato. Uno dei lottatori più famosi è stato Milone di Crotone. Poi l'imperatore Teodosio I proibì i simboli della civiltà pagana come i giochi olimpici e la lotta sparì come competizione. Il 1800 rappresenta la rinascita della disciplina a livello sportivo: nacquero importanti palestre in Francia e Italia ed è a un lottatore italiano, Basilio Bartoletti, che si deve la definizione di lotta greco-romana. Usa, Urss, Giappone e Svezia le nazioni più medagliate ai Giochi.