Commissariata dal Cio per scandali recenti e del passato, la boxe olimpica cerca di rifarsi il look a Tokyo, senza più verdetti che invertano quanto si è visto sul ring. Ci si è messo di mezzo anche il Covid, che ha impedito la disputa di alcuni tornei di qualificazione (come quello delle Americhe) e quindi in alcuni casi per determinare gli ammessi sul ring olimpico si è fatto ricorso al ranking internazionale. In Europa si è invece combattuto, nel torneo svoltosi quest'anno a Parigi e nel marzo 2020 a Londra prima dell'interruzione per la pandemia, e alla fine il pugilato olimpico italiano maschile, alle prese con un momento difficile e di ricambio generazionale, ne è uscito con le ossa rotte. Infatti dopo centouno anni (Anversa 1920), per la prima volta nessun pugile azzurro si è qualificato in via diretta per i Giochi. Così, a meno di un recupero in extremis di Salvatore Cavallaro (75 kg) grazie alla classifica e alla qualificazione diretta dei due che lo precedono in Europa, le speranze di rimanere a galla l'Italia della boxe le affida a quattro ragazze, Irma Testa, Giordana 'Caterpillar' Sorrentino, Angela Carini e Rebecca Nicoli, tutte in grado di fare bene, rappresentanti di una disciplina, la boxe femminile, ammessa nel programma olimpico appena nove anni fa, in occasione di Londra 2012. In particolare la Testa, poliziotta campana alla quale è stato dedicato perfino un film-documentario, 'Butterfly' presentato alla Festa del Cinema di Roma, appare in grado di fare molto bene, e la sua determinazione è assoluta, visto che già a Rio 2016 avrebbe meritato maggior fortuna. Nei quarti di finale, categoria leggeri, ebbe la sfortuna di trovarsi di fronte la campionessa del mondo, la francese Estelle Mossely, contro cui perse con onore, e il cammino della stessa Mossely continuò fino all'oro dei Giochi, quello che adesso sogna Irma. L'italia sul ring della capitale giapponee sarà quindi donna, per riuscire a rinverdire una tradizione pugilistica mortificata dallo zero podi di Rio 2016 ma che vanta ben 48 medaglie olimpiche (15 ori, 16 argenti e 17 bronzi, e quarto posto nel medagliere di sempre di questo sport dietro a Usa, Cuba e Gran Bretagna). Proprio a Tokyo, nei Giochi del 1964 l'Italia conquistò gli ori di Nando Atzori e Cosimo Pinto e i bronzi di Bepi Ros e Franco Valle, ora invece, finita l'epoca recente dei Cammarelle, Russo, Valentino e Mangiacapre, è l'anno zero degli uomini. Risultato logico se si considera che negli ultimi anni non c'è stato solo, sempre a proposito di zeri, quello delle medaglie di Rio 2016, ma anche quelli nei Mondiali 2015, 2017 e 2019. E non sempre è stata colpa, come sostiene qualche tecnico azzurro, delle giurie incapaci. Forse è tempo di cambiare il sistema dei 'Dilettanti di Stato' (grazie ai gruppi sportivi militari, garanzia di stabilità economica per chi non passava al professionismo) che fino a una decade fa aveva funzionato.