di Alessio Jacona*
Chat GPT ha parlato al Congresso degli Stati Uniti. Una carriera fulminante, quella del Large Language Model sviluppato da Open AI, che in pochi mesi dal suo debutto ha già raggiunto il cuore delle istituzioni americane grazie al senatore democratico Jake Auchincloss. Proprio quest’ultimo, infatti, ha usato il sistema di IA per scrivere parte di un discorso pronunciato davanti al Congresso lo scorso mercoledì, nel quale ha presentato una proposta di legge per la creazione di un Centro di Ricerca e Sviluppo sull'intelligenza artificiale da realizzare in collaborazione con lo stato di Israele.
Un’IA che scrive un discorso nel quale si propone di fare più ricerca sull’IA: un’idea che è risultata più efficace per le sue implicazioni filosofiche e di comunicazione, che non per l’effettivo valore del pezzo di discorso prodotto da Chat GPT, di per sé invece generico e superficiale come tutta l’abituale produzione vista finora.
«La collaborazione con Israele e lo sviluppo di un centro di ricerca sull'intelligenza artificiale - ha reso noto Auchincloss in un comunicato stampa - aiuteranno la nostra generazione a essere leader nella ricerca e sviluppo a livello globale. Investendo nelle tecnologie del futuro con i nostri partner alleati, possiamo costruire un'economia che ci prepari ad affrontare le sfide della prossima generazione». Il Centro farà da fulcro per la ricerca e lo sviluppo dell'IA nei settori pubblico, privato e dell'istruzione delle due nazioni.
Per sfruttare il sistema di Open AI, il senatore democratico ha dovuto utilizzare un piccolo trucco: chiedere a Chat GPT di impersonare se stesso: «Sei Jake Auchincloss, un membro del Congresso - recita infatti la richiesta - Scrivi 100 parole da pronunciare alla Camera dei Rappresentanti. Argomento: l'importanza della legge sul Centro di Intelligenza Artificiale Stati Uniti-Israele, che il deputato reintrodurrà in questa legislatura».
Ai microfoni dell’emittente WBZ NewsRadio, Auchincloss ha raccontato che ci sono volute sei reiterazioni prima che il risultato fosse all’altezza delle aspettative. Ecco di seguito le parole che poi il senatore ha letto di fronte al Congresso.
«Signora Presidente, sono qui oggi perché ho intenzione di reintrodurre lo United States-Israel Artificial Intelligence Center Act, una legge bipartisan che consoliderà una partnership reciprocamente vantaggiosa tra gli Stati Uniti e Israele nella ricerca sull'intelligenza artificiale. Si tratta di un passo avanti fondamentale in un'epoca in cui l'intelligenza artificiale e le sue implicazioni sono al centro del discorso pubblico.
Dobbiamo collaborare con partner internazionali come il governo israeliano per garantire che gli Stati Uniti mantengano un ruolo di leadership nella ricerca e nello sviluppo dell'intelligenza artificiale ed esplorino in modo responsabile le numerose possibilità offerte dalle tecnologie in evoluzione. La legge sul Centro per l'Intelligenza Artificiale tra Stati Uniti e Israele ci consentirà di attingere alle competenze di entrambi i Paesi e alle rispettive risorse per esplorare e sviluppare innovazioni all'avanguardia nel campo dell'IA».
Nulla di straordinario, ma comunque un testo accettabile che ottiene due principali risultati: da un lato, ricordare che «queste applicazioni sono straordinarie, ma non sono intelligenti», perché si tratta solo di «un motore di previsione delle parole», come osserva lo stesso senatore democratico; dall’altro, suggerire che la scrittura di discorsi politici forse potrebbe essere uno di quei mestieri minacciati dall’avvento della IA, con tutte le considerazioni che ne possono conseguire.
*Giornalista, esperto di innovazione e curatore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale
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