La corsa per la conquista del fiorente mercato delle IA ha un nuovo protagonista: si chiama Bard - come una sorta di cantastorie sintetico moderno - ed è la risposta del gigante Google all’incredibile successo di ChatGPT, il Large Language Model creato dalla piccola OpenAI che tanto sta facendo parlare di sé in questi ultimi mesi.
Ieri è stato il ceo Sundar Pichai in persona ad annunciare il debutto di Bard, IA conversazionale basata su LaMDA, il modello di linguaggio di grandi dimensioni (LLM, Large Language Model) presentato due anni fa da Google. Inizialmente l’azienda renderà disponibile il servizio solo a un gruppo di tester, per poi aprirlo alla sperimentazione con il grande pubblico in una versione semplificata: «Questo modello, molto più piccolo, richiede una potenza di calcolo significativamente inferiore - spiega infatti lo stesso Pichai - consentendoci di aprirlo a più persone e ricevere così più commenti e suggerimenti. Combineremo i suggerimenti esterni con i nostri test interni - continua - per assicurarci che le risposte di Bard soddisfino un livello elevato di qualità, sicurezza e fondatezza delle informazioni del mondo reale».
Il motore di ricerca che ti sa ascoltare
Figlio del progetto di ricerca Transformer (iniziato nel 2017), Bard è destinato a potenziare e rendere più fruibili i servizi esistenti di Google, primo fra tutti il vero gioiello della corona, ovvero il suo motore di ricerca, con il quale verrà integrato per consentire agli utenti di porre domande sempre più complesse in cambio di risposte chiare e ben organizzate. «Sempre più persone si rivolgono a noi per trovare approfondimenti e consigli - spiega il ceo di Google - per esempio scrivendo "è più facile imparare a suonare il pianoforte o la chitarra e quanto dovrei esercitarmi per ognuno dei due?". Capire da una frase di questo tipo qual è davvero il tipo di informazioni cercate non è facile, e di solito le persone vogliono poter confrontare una certa varietà di opinioni e prospettive. L'intelligenza artificiale può essere utile in questi momenti, perché sintetizza una serie di idee là dove a una domanda non corrisponde una sola risposta giusta».
Bard e ChatGPT, destini simili
Insomma, Bard avrà un destino molto simile a quello di ChatGPT che, con la recente acquisizione di OpenAI da parte di Microsoft, dovrebbe presto rivoluzionare il motore di ricerca Bing e potenziare la popolare suite di programmi Office. E che intanto ha già “aumentato” il software collaborativo Teams: nella versione premium, infatti, Teams utilizza ora GPT 3.5 (l’LLM su cui si basa ChatGPT) per ascoltare i partecipanti e, in base a ciò che dicono, generare trascrizioni e riassunti delle conference call, impostare appuntamenti, abbozzare e inviare mail. Tutto automaticamente e questo solo per iniziare, visto che altre funzionalità arriveranno in seguito.
Un terreno inesplorato
Siamo di fronte a un nuovo capitolo dell’epica battaglia tra colossi del tech, che però ora si è spostata su un terreno nuovo, inesplorato. La corsa alla conquista del nuovo mercato, accelerata dal debutto e conseguente successo di ChatGpt, ha di fatto forzato la mano a Google, che finora aveva mantenuto un approccio improntato alla prudenza. Prudenza che resta, visto che Bard sarà inizialmente aperto a pochi e poi verrà reso disponibile in forma semplificata, ma che comunque fa i conti un’improvvisa accelerazione lungo la roadmap che Google si era data per lo sviluppo di servizi basati su IA.
Siamo su un terreno nuovo e inesplorato, dicevamo, che per certi versi è anche scivoloso: spinti dalla necessità di competere per il dominio del mercato e, in ultima analisi, per garantire la propria sopravvivenza nel futuro, queste aziende rendono improvvisamente disponibili tecnologie capaci di avere un impatto enorme sull’essere umano, senza che tuttavia ci sia il tempo di creare la consapevolezza e gli strumenti culturali necessari a utilizzarli al meglio.
Il caso Lemoine
Il risultato può essere disorientante, persino per chi è del mestiere: lo conferma il fatto che, nel giugno 2022, Google fece parlare di sé per aver allontanato uno dei suoi ingegneri che lavoravano allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. La persona in questione, Blake Lemoine, aveva messo in imbarazzo l’azienda dichiarando che l’IA conversazionale alla quale stava lavorando insieme a molti suoi colleghi - quello stesso LaMDA su cui oggi si basa Bard - era divenuta cosciente come un bambino di 8 anni, e che quindi meritava di essere trattata come un essere umano.
Lemoine, un ex militare che si autodefinisce pastore e “mistico cristiano”, scrisse più di un post sul suo blog personale nel quale sosteneva la sua teoria dell’IA cosciente, esortando i suoi colleghi a non spegnerla, perché avrebbe significato ucciderla, e persino rivolgendosi direttamente a LaMDA, chiamandola “my friend”, perché sperava che essa usasse l’accesso a internet per leggere il suo post.
Usare le tecnologie, non subirle
Al tempo, in molti hanno giudicato le affermazioni di Lemoine come una serie di sciocchezze, concepite da una persona soggetta a stress e con una visione del mondo molto particolare. Cionondimeno, la sua storia rappresenta un caso studio che aiuta definire i termini della sfida che ci troviamo davanti: abbiamo poco tempo per capire come essere all’altezza delle nostre conquiste tecnologiche, per comprenderne limiti, pregi e implicazioni, se vogliamo davvero utilizzarle consapevolmente ed evitare di subirle.
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