Il Piemonte è stato coinvolto con
tre centri - Rivoli, Cuneo e Novara - nello studio italiano
avviato nel 2015 che cambierà le linee guida dell'approccio alla
cura dell'infarto: non più anticoagulante subito, ma
coronarografia tempestiva e compressa anticoagulante solo se
serve. I pazienti piemontesi coinvolti sono stati oltre 200 sui
1500 complessivamente arruolati nella ricerca.
Ogni anno in Piemonte sono colpite da infarto diecimila
persone, di cui poco meno di novemila in modalità nstemi (cioè
con occlusione parziale dell'arteria, il caso meno grave e più
diffuso) e circa 1500 in modalità stemi (con occlusione totale).
Vengono fatte 2978 angioplastiche coronariche stemi e 4874
angioplastiche nstemi in 23 centri, circa mille bypass, e altri
2500 pazienti vengono trattati solo con terapie mediche (sono i
casi di diagnosi sbagliata o al contrario tanto gravi da
impedire l'intervento chirurgico).
Le nuove linee guida indicate dallo studio italiano
sovvertono quelle attualmente adottate nell'80% dei casi in
tutto il mondo, che prevedono la somministrazione immediata
dell'anticoagulante, prima della coronografia da cui deriverà la
diagnosi. Si evita così un farmaco che può essere in molte
circostanze inutile e in alcune addirittura dannoso, dimezzando
gli eventi avversi, che spaziano dai nuovi infarti o ictus fino
alle emorragie e alla morte.
Le nuove linee guida sono state rese possibili dal fatto che
attualmente una coronarografia può essere fatta in 24-36 ore. Lo
studio che 15 anni fa aveva invece legittimato il pretrattamento
con anticoagulante era condizionato dai sette giorni allora
richiesti per la coronarografia. D'ora in poi, assicura il
direttore della Cardiologia dell'Ospedale Mauriziano di Torino
Giuseppe Musumeci, che è fra gli artefici della ricerca,
"cambierà tutto".
I risultati dello studio sono stati presentati oggi dalla
Società Italiana di Cardiologia Interventistica nell'ambito
dell'European Society of Cardiology Congress 2020.
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