La Cassazione riapre il caso dei
vasi pregiati rubati a un museo in Germania nel 2000 e al centro
di un presunto tentativo di estorsione nell'Astigiano. Gli
ermellini hanno accolto il ricorso di Thomas Wilhelm Steinecke,
il tedesco di 68 anni arrestato dai carabinieri nel luglio del
2020, ordinando al tribunale di Torino di riesaminare l'intera
pratica alla luce delle sue dichiarazioni difensive.
I cinque vasi (in cristallo, originari del XV e XVI secolo)
furono trafugati al Kunstpalast Glasmuseum Hentrich di
Dusseldorf.
Nel gennaio del 2020 Steinecke propose di consegnare i vasi
dietro compenso e il museo, in accordo con la polizia tedesca,
accettò, mandando un emissario all'incontro in programma il 23
luglio in un hotel ad Alba (Cuneo) dove intervennero i
carabinieri. Steinecke ha detto di avere acquistato le brocche
nel 2004 scoprendone solo in seguito la provenienza illecita, e
che quello che chiedeva era solo un compenso per la
restituzione. Aveva invitato la direzione del Museo a visionare
il materiale e aveva proposto una somma (200 mila euro) di gran
lunga inferiore ai 600 mila euro che l'istituto aveva ricevuto
dalla compagnia assicuratrice. Secondo la Cassazione, la
motivazione con cui il tribunale ha confermato la custodia
cautelare per tentata estorsione "non appare adeguata e
rispettosa ai canoni della logica e ai principi del diritto" con
particolare riferimento alla "costrizione" cui sarebbe stato
sottoposto il museo, considerando "la durata delle trattative,
il notevole tempo trascorso dal furto, peraltro già risarcito, e
il coinvolgimento di un esperto per valutare i beni". La difesa,
peraltro, ha fatto presente che Museo tedesco aveva recuperato
nel 2007 due dei vasi rubati - previo compenso alla compagnia di
assicurazioni - rinvenuti in una galleria d'arte a Vienna.
Toccherà ai giudici del riesame di Torino sciogliere i dubbi.
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