Il 62,3% dei lavoratori apprezza lo
smart working, soprattutto i pendolari, ma sono diverse le
criticità denunciate, in particolare l'isolamento sociale, la
postazione e gli strumenti di lavoro inadeguati, orari di lavoro
che si dilatano, aumento dello stress e assenza di una
formazione specifica. E' quanto emerge da una ricerca effettuata
dalla Cgil Torino con il Centro Ricerche Themis, su un campione
di 3.378 lavoratori di settori diversi: dai call center alla
Tim, dall'Università a Stellantis, dal Csi a tante piccole e
grandi aziende informatiche.
Oltre il 30% del campione dichiara di lavorare più
dell'orario di lavoro standard, il 42,2% individua nella
postazione e nelle attrezzature di lavoro l'aspetto principale
da migliorare, quasi il 40% evidenzia un carico "mentale" più
pesante nel lavoro in smart working. Per il 50% i problemi
segnalati di più sono l'isolamento sociale e la postazione di
lavoro inadeguata. Infine un terzo non ha ricevuto alcuna
formazione specifica.
"Sono criticità di cui il sindacato deve farsi carico. I
3.400 lavoratori torinesi di settori e aziende diverse, che
hanno risposto alle nostre domande, ci aiutano a individuare i
problemi che la contrattazione deve affrontare e provare a
risolvere, dopo un anno e mezzo caratterizzato spesso da
improvvisazione e scarsa attenzione per la salute delle
persone", spiega Federico Bellono della Cgil Torino.
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