Anche nelle vigne di Langa, dove
nascono il Barolo e altri pregiati vini conosciuti in tutto il
mondo, resta aperta la questione dei lavoratori temporanei e
delle cooperative 'spurie' che fanno da intermediarie tra le
aziende agricole e la forza lavoro. "Un problema prima di tutto
etico, ma anche di immagine per i nostri territori", ha
sottolineato Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di tutela
Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, nella prima giornata
di 'Grandi Langhe', la rassegna promossa alle Ogr di Torino il
30 e 31 gennaio. "Di 4.000 lavoratori impegnati nei nostri
vigneti - ha detto Ascheri - il 50% sono dipendenti delle
aziende, il restante 50% sono reclutati attraverso le
cooperative. Di questi, la metà, nei nostri territori, passa
attraverso il canale virtuoso di Confcooperative, l'altra metà,
invece, è legata alle cooperative 'spurie'. E questo è un grosso
problema, che va risolto anche riducendo la burocrazia e e
gestendo meglio i flussi".
Il tema della gestione del lavoro in vigna ha aperto la due
giorni di 'Grandi Langhe', con oltre 3.000 visitatori iscritti
ai banchi di degustazione. Jean Renè Bilongo, presidente
dell'Osservatorio Placido Rizzotto di Flai-Cgil, ha ricordato
come in diverse regioni del sud Italia il lavoro agricolo
subordinato non regolare arriva a superare il 40% della
manodopera impiegata, con una presenza diffusa di lavoratori
immigrati. "Ma nello stesso Piemonte forte e prosperoso - ha
aggiunto - solo il 4% delle aziende agricole ha aderito a ReLaq
(la rete del lavoro agricolo di qualità, ndr). In Italia l'hanno
fatto appena 6.113 imprese su un totale di 200mila".
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