Un personaggio contemporaneo,
anticonformista, una donna che ha fatto la storia del femminismo
ed è ancora troppo poco conosciuta: è Lidia Poet, prima avvocata
d'Italia, protagonista della serie disponibile dal 15 febbraio
su Netflix. Il primo dei sei episodi è stato presentato in
anteprima alla stampa - presenti regista, cast, sceneggiatori -
al Cinema Massimo di Torino, dove è stata girata in una
ambientazione ottocentesca, con costumi d'epoca. Non una
biografia, neppure una storia vera, ma un personaggio di
fantasia sulla base di alcuni elementi storici.
"Di questa donna si sa davvero poco. Abbiamo lavorato con
immaginazione, empatia, partendo da poche informazioni. Ho
cercato di darle più sfumature possibili, di renderla anche
fragile, fallibile", spiega Matilda De Angelis che nella serie è
Lidia Poet. Accanto a lei Eduardo Scarpetta, nei panni del
giornalista Jacopo Barberis, Pier Luigi Pasino che è Enrico
Poët, fratello di Lidia, Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill,
rispettivamente Teresa Barberis, moglie di Enrico, e Marianna
Poët, la loro figlia, Dario Aita che interpreta Andrea
Caracciolo.
"Questa serie è un prodotto popolare, che parla di temi attuali,
La parità di genere è ancora un obiettivo lontano. Lidia è un
personaggio contemporaneo portatrice di un tema complesso"
spiega il regista Matteo Rovere, affiancato nella direzione da
Letizia Lamartire. La serie, produzione Groenlandia, è scritta
da Guido Iuculano, Davide Orsini, Elisa Dondi, Daniela Gambaro e
Paolo Piccirillo.
Ambientata nella Torino di fine 800, prende il via dalla
sentenza della Corte d'Appello di Torino che dichiara
illegittima l'iscrizione di Lidia Poët all'albo degli avvocati,
impedendole così di esercitare la professione solo perché donna.
Senza un quattrino ma piena di orgoglio, Lidia trova un lavoro
presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il
ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte.
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