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Carità e amore nell'omelia per Vattimo e un applauso lo saluta

Carità e amore nell'omelia per Vattimo e un applauso lo saluta

Sulla bara il tocco accademico, accanto il compagno

TORINO, 23 settembre 2023, 14:23

Redazione ANSA

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Chiesa stracolma per l 'ultimo saluto a Vattimo a Torino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Chiesa stracolma per l 'ultimo saluto a Vattimo a Torino - RIPRODUZIONE RISERVATA
Chiesa stracolma per l 'ultimo saluto a Vattimo a Torino - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Gianni è stato una figura umana generosa, di un'intelligenza acuta, insieme a impegno sociale e a una fede con rigore critico". E' così, chiamandolo col solo nome, che don Giovanni Ferretti, filosofo e già rettore dell'Ateneo di Macerata, ha iniziato l'omelia del funerale di Gianni Vattimo, il filosofo torinese, morto nei giorni scorsi a 87 anni. Carità e amore sono state le parole chiave del celebrante, la prima partendo dall'Inno alla carità, dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi, la seconda dalle Beatitudini secondo Matteo.
    Don Ferretti ha riferito per la prima lettura parole del filosofo stesso. "La carità non è secolarizzabile, diceva Gianni, nel senso che la carità è il limite invalicabile per lo stesso processo di secolarizzazione. Va oltre la storia, ci fa vivere oltre la morte", mescolando in queste frasi fede e il lavoro filosofico del Vattimo del "pensiero debole", come a volere di fatto spiegare, tradurre per tutti con poche parole, una parte delle riflessioni di Vattimo stesso in tal senso. La seconda lettura è stata lo strumento per parlare dell'uomo di fede, "impegnato a superare la visione sacrificale del Cristianesimo che non corrisponde al Vangelo di Gesù - ha affermato il sacerdote sottolineando come questa fosse la visione di Vattimo - alla ricerca di un Dio amabile, capace di rispondere al desiderio di essere amati, che è tra i più profondi dell'animo umano, che quindi tocca anche i discriminati, i disprezzati", per con concludere: "Ha cercato di amare e ha tanto desiderato di essere amato".

 

 



    Concluso il rito, in un silenzio naturale, una voce si è alzata tra i banchi: "Grazie maestro", con un applauso partito piano e continuato con discrezione, che ha salutato la bara di Vattimo coperta di rose rosse e rami di orchidee bianche, insieme al suo tocco accademico di velluto poggiato sul legno, per riprendere quando il feretro è stato portato nell'auto. Al centro degli abbracci, insieme ad alcuni parenti, il compagno del filosofo, Simone Caminada, l'uomo che gli è stato accanto negli anni più recenti e negli ultimi giorni di vita. 
   

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