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Bruno Segre, per lui pugni chiusi e picchetto d'onore

Bruno Segre, per lui pugni chiusi e picchetto d'onore

Alla camera ardente il ricordo degli amici

TORINO, 30 gennaio 2024, 12:39

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"A me Bruno ha sempre detto 'sul mio sepolcro vorrei il motto di Saul Bellow qui giace un vinto dalla morte che non si è mai arreso'". Un cartello al collo con questa frase è uno dei modi per ricordare e celebrare la memoria di Bruno Segre da parte delle molte persone che da questa mattina hanno affollato la camera ardente al Polo del 900. A indossarlo è un amico, Enzo Mariel che racconta: "Ci conoscevamo dagli Anni Ottanta, ci siamo visti un po' per caso, perché avevamo casa tutti e due all'Alpe Colombino (Torino) e spesso, durante le passeggiate, ci si incontrava, scambiavamo opinioni ed è nata una grande sintonia e poi è un'amicizia solidale. All'inizio era un maestro, poi è diventato un amico".
    E ricorda che Segre gli aveva "sempre chiesto di riportare questa frase. Una persona come lui - dice - era meritevole di essere presente, di essere un suggeritore attento e scrupoloso del progressismo, della civiltà, del fatto che quello che era accaduto non doveva mai più avvenire. I nostri erano principi che dovevano essere e vanno portati avanti".
    Accanto al feretro ci sono i gonfaloni delle istituzioni e delle associazioni partigiane e dei deportati. Per lui anche un saluto a pugno chiuso di alcuni membri dell'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani, e un picchetto d'onore di consiglieri comunali con la presidente della Sala Rossa, Maria Grazia Grippo, e l'assessora Gianna Pentenero. Sul tavolo col libro delle firme un pannello con la frase "siamo certi che continueremo ancora a trovare le sue tracce tra le amate montagne e sentiremo la sua voce laddove dimora il libero pensiero".
   

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