Le percentuali di resistenza agli
antibiotici sono sempre superiori al 30%, in particolar modo su
quegli agenti patogeni che, anche a livello europeo, sono
direttamente o indirettamente responsabili di oltre 35mila
decessi all'anno. Di questi un terzo avviene in Italia. I dati
raccolti dalla Fondazione Gimbe, sono stati illustrati nel primo
evento - all'Unione Industriali di Torino - organizzato
nell'ambito della campagna 'Diagnostica e Prevenzione: medicina,
istituzioni, impresa, insieme per la salute dei cittadini', il
cui scopo è di informare e sensibilizzare la società su
problematiche di carattere infettivologico, alcune già sentite
come l'antibiotico-resistenza e altre tornate rilevanti nel
periodo post pandemico, come la tubercolosi latente e le
infezioni materno fetali.
"I dati piemontesi sulla resistenza agli antimicrobici non
si discostano molto dalle medie nazionali. Alcune resistenze,
come quella di Pseudomonas aeruginosa ai carbapenemi, sono
lievemente più alte del dato nazionale. La comunità scientifica
piemontese è anche essa focalizzata sull'aumento generalizzato
di alcuni ceppi multiresistenti di Enterococco, che presentano
resistenze che superano il 40%. I dati vengono rilevati da uno
specifico gruppo di lavoro (Glica) di lunga esperienza, che
opera in coordinamento con l'Istituto Superiore di Sanità"
ricorda Francesco Giuseppe De Rosa, direttore della Struttura
Complessa Universitaria di Malattie Infettive della Città della
Salute di Torino.
"Diasorin si impegna a fornire competenze scientifiche,
conoscenze tecnologiche e capacità operative per trasformare gli
argomenti trattati in soluzioni azionabili. Crediamo che la
diagnostica di specialità sia importante per lo screening e la
prevenzione, così come per supportare il disegno di un servizio
sanitario in grado di affrontare e rispondere alle sfide future"
afferma Giorgio Ghignoni, direttore scientifico di Diasorin.
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