Fischi, trombette, urla. Il
personale dell'Enel piemontese protesta davanti alla sede del
Lingotto. Sono circa 200 i manifestanti, tutti in divisa
arancione e blu, timorosi dei quattrocento posti di lavoro a
rischio sul territorio.
La protesta è "contro la politica del nuovo management che
continua a esternalizzare gli interventi sulla rete, vecchia e
da convertire con energie rinnovabili, affidandoli ad aziende
esterne", denunciano i sindacati Filctem-Cgil, Uiltec-Uil e
Flaei-Cisl. Alle 10.30 una piccola delegazione è attesa in
Prefettura per dar conto della vertenza visto che "questo è solo
l'inizio e questa situazione coinvolgerà anche le altre
multiutility che dal 2030 è previsto il cambio delle concessioni
della rete elettrica italiana mossa dal decreto Bersani",
spiegano le sigle sindacali.
"Presentiamo la vertenza in Prefettura per evidenziare gli
orari di lavoro spezzati e la tendenza dell'azienda a
terziarizzare il lavoro verso l'esterno" spiega Marco Luigi
Rinaldi, segretario regionale Flaei Cisl. "L'azienda non sta
supportando la transizione energetica adeguatamente e le
riorganizzazioni interne stanno portando a impiegare lavoratori
dove c'è maggiore carenza di organico come nell'area
distribuzione. Protestiamo anche per la drastica riduzione dello
Smart working, in controtendenza con la politica intrapresa
durante la pandemia da Covid-19".
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