"E' una storia d'amore che parla
della sofferenza di una donna tradita, disperata. E' il suo
dolore che ci interessa, tutto quello che c'è prima
dell'esplosione dell'odio e della rabbia". Orietta Notari parla
così della Medea che interpreta nella nuova produzione del
Teatro Stabile di Torino diretta da Leonardo Lidi, in prima
nazionale martedì 2 aprile alle Fonderie Limone di Moncalieri.
"Medea è una figura molto complessa. Faccio fatica a
definire con le parole un archetipo di tanto fascino e mistero.
Portarla in scena è un'esperienza straordinaria. Come mi ha
detto un collega, noi pensiamo di dovere risvegliare i miti
greci, ma in realtà sono loro che, come delle favole, aspettano
di svegliare noi", spiega Notari. Con lei in scena ci sono
Nicola Pannelli, Valentina Picello, Lorenzo Bartoli, Alfonso De
Vreese, Marta Malvestiti. "Medea è il simbolo di tutte le donne
oppresse che non hanno la possibilità di scegliere e devono
sottomettersi alle condizioni sociali in cui vivono. Ci
rappresenta con la forza di chi non riesce a ribellarsi, ma alla
fine si ribella distruggendo anche se stessa perché uccidere i
propri figli vuol dire uccidere se stessi. Euripide 400 anni
prima di Cristo ha descritto la condizione della sudditanza
della donna in modo molto attuale, sono passati secoli e si è
fatto poco", osserva l'attrice che ha vinto il premio Le
Maschere del Teatro Italiano come miglior attrice non
protagonista nello spettacolo Il gabbiano diretta da Lidi. "Lidi
è un giovane regista di talento, profondo nello studio dei
testi, dei personaggi. Quello che propone spiazza" aggiunge.
Progetti per il futuro? "Lavorerò ancora con Lidi per
completare la trilogia di Cechov con Il giardino dei ciliegi che
debutterà a Spoleto. Al Festival ci sarà una maratona: il 6 e 7
luglio andranno in scena tutti e tre". Sogni nel cassetto? "Ne
ho qualcuno, ma mi piace affrontare quello che viene" dice
Notari che recita da 30 anni. L'attrice, genovese, confessa il
suo grande amore per Torino. "Ha un'eleganza sobria, mi piace la
vita che si fa qui, c'è un grande fermento culturale. Non per
niente è stata la nostra capitale. Mi piace tutto, mi trovo
benissimo e non andrei via".
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