La crisi del Mar Rosso comincia ad
avere contraccolpi sulle aziende della componentistica auto. I
principali impatti riguardano i tempi delle consegne che sono
più lunghi del previsto. Lo mette in evidenza un focus
dell'Anfia su 70 aziende, delle quali solo il 16% ritiene che la
crisi nel Mar Rosso non impatti il proprio business. Il 36,4% ha
incontrato difficoltà nell'approvvigionamento di materie prime e
componenti e, tra queste aziende, il 10,4% ha avuto problemi con
le materie plastiche e altrettanti con i semiconduttori, mentre
il 14,3% ha riscontrato difficoltà con i componenti elettronici.
Il segmento di prodotti in cui gli intervistati riscontrano
maggiori difficoltà nel reperimento sono le materie prime.
L'Anfia ricorda che circa il 30% del trasporto mondiale di
container passa attraverso il Mar Rosso, una rotta cruciale per
il trasporto di petrolio, gas e merci sfuse. Gli attacchi dei
ribelli Houthi alle navi portacontainer hanno costretto le
compagnie di navigazione a cercare nuove rotte, dirottando oltre
200 miliardi di dollari di flussi commerciali verso il Capo di
Buona Speranza dalle ultime settimane del 2023. Queste nuove
rotte stanno causando ritardi nelle consegne e aumenti dei costi
di spedizione, esponendo pesantemente il commercio globale a
ulteriori interruzioni.
Lo stabilimento tedesco di Tesla e le linee di produzione
europee di Volvo e Suzuki hanno subito interruzioni a causa di
carenze di componenti. A oggi - secondo i dati raccolti
dall'Anfia - due terzi degli intervistati non ha registrato
interruzioni della produzione dei costruttori clienti a causa
dei ritardi o della mancanza di componenti. Secondo la
maggioranza degli intervistati non sussistono i presupposti per
una nuova ondata di shortage nella supply-chain dell'automotive
in Italia.
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