Ostacolare la passione più grande
della propria figlia adolescente: l'equitazione. C'era anche
questo fra i rimproveri mossi a un uomo di 66 anni processato a
Torino con l'accusa di avere violato gli obblighi di
mantenimento familiare. Oggi Il tribunale ha inflitto
all'imputato una condanna a quattro mesi di carcere; la
sospensione condizionale della pena è stata subordinata al
pagamento di una somma di denaro a titolo di acconto sul
risarcimento complessivo da corrispondere alla parte civile.
Il 66enne, un artigiano che lavora come maniscalco, prima di
separarsi dalla moglie aveva acquistato una scuderia nel
Torinese. In base agli accordi presi nel 2014 avrebbe dovuto
versare 500 euro al mese e permettere alla figlia, che praticava
l'equitazione a livello agonistico, di montare sul suo cavallo
quando voleva. Ma la ragazza, oggi ventottenne, in aula ha
detto, fra le lacrime, di non essere mai stata assecondata,
argomentando la sua versione dei fatti con una quantità di
episodi e di circostanze. Il suo legale, Giuseppe Gallenca,
aveva richiesto un danno da "perdita di chance". Con il deposito
delle motivazioni della sentenza si conoscerà l'opinione del
tribunale.
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