Ogni italiano, in media, ha
un''impronta idrica' di 6.300 litri consumati al giorno, in
minima parte per le attività dirette (lavarsi, cucinare, pulire,
innaffiare le piante). A incidere per il 90% è la quota di
consumo di acqua che si deve calcolare per i cibi mangiati, gli
abiti indossati. Ma ci sono pratiche che consentono di ridurre
l'impronta idrica, come dimostra l'agricoltura biologica: ad
esempio il cotone biologico riduce del 91% il consumo di acqua
di falda.
Su questi temi si è sviluppato oggi l'intervento di Errico
Stravato, ad dei Sogesid, società di ingegneria in house di Mase
e Mit nell'ambito della PlanetWeek, iniziativa creata per
accompagnare il G7 Clima, Energie e Ambiente,
Stravato ha coordinato il tavolo di lavoro sull'acqua in
occasione dell'evento "Incontri per il Pianeta: Conciliare
Ambiente e Sviluppo nel Terzo Millennio", tenutosi al
Politecnico di Torino e aperto dal ministro Pichetto Fratin. Un
appuntamento rivolto ai giovani, per invitarli a giocare un
ruolo attivo nella battaglia contro i cambiamenti climatici e
nella promozione di uno sviluppo eco-sostenibile: "L'importanza
della consapevolezza sulla limitatezza della risorsa idrica è
cruciale. - ha detto Stravato - Il semplice fatto di bere acqua
rappresenta soltanto una frazione del nostro consumo
giornaliero. L'impronta idrica svela l'acqua 'invisibile'
necessaria per ogni aspetto della nostra esistenza,
sottolineando la necessità di proteggere, conservare e
valorizzare questa preziosa risorsa".
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