Arriva in tribunale il procedimento
aperto dalla Procura di Torino sulla sparatoria del 5 aprile
1975 fra carabinieri e brigatisti rossi alla Cascina Spiotta,
nell'Alessandrino, durante un blitz per la liberazione di un
imprenditore sequestrato, Vallarino Gancia. Gli inquirenti hanno
chiesto quattro rinvii a giudizio e l'udienza preliminare si
aprirà a settembre.
L'accusa mossa agli ex appartenenti alle Br è legata alla
morte di un militare dell'Arma, l'appuntato Giovanni d'Alfonso.
Tra gli imputati figura Lauro Azzolini nonostante sia già stato
prosciolto in istruttoria nel 1987; il caso, nei suoi confronti,
è stato riaperto anche se la vecchia sentenza non è stata
recuperata (si presume che sia andata perduta ad Alessandria nel
corso dell'alluvione del 1994).
Contro l'ex brigatista Lauro Azzolini non sussiste "un quadro
gravemente indiziante" per i fatti di Cascina Spiotta. E' quanto
scrisse un gip del tribunale di Torino il 17 luglio 2023
respingendo (per la seconda volta) la richiesta di arresto
inoltrata dai pubblici ministeri. L'ordinanza è inserita nella
lunga memoria difensiva depositata oggi dall'avvocato Davide
Steccanella, difensore di Azzolini. Il legale sottolinea fra
l'altro che l'ex Br, oggi 81enne, fu già prosciolto dalle accuse
nel 1987 e che per un anno, fra il 2022 e il 2023, fu
intercettato prima che il caso venisse formalmente riaperto da
un giudice.
"È già abbastanza sconcertante che si celebri un'udienza
preliminare per un fatto di cinquant'anni fa. Dalle stesse carte
del procedimento, poi, non emerge nulla di nuovo rispetto a
quanto è già emerso in passato". Così l'avvocato Vainer Burani,
difensore del capo storico delle Br Renato Curcio, commenta la
richiesta di rinvio a giudizio inoltrata dalla Procura di Torino
per la sparatoria del 1975 alla Cascina Spiotta. "Il mio
assistito - aggiunge il legale - ripeterà ciò che ha sempre
detto: non ha partecipato all'organizzazione del sequestro
dell'imprenditore Gancia, e ne è completamente estraneo, perché
all'epoca, essendo evaso da poco, viveva nascosto". Nel corso
del conflitto a fuoco persero la vita un carabiniere, Giovanni
d'Alfonso, e la moglie di Curcio, Mara Cagol. Il procedimento
giudiziario non riguarda la morte della donna.
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