Gli italiani sono divisi
sull'intelligenza artificiale: solo 3 punti percentuali separano
coloro che ritengono che comporterà più rischi che benefici
(45%) e chi, al contrario, pensa che l'apporto positivo di
questa innovazione tecnologica sarà maggiore rispetto ai
possibili rischi (42%). Lo dice l'indagine demoscopica
realizzata da Ipsos su un campione rappresentativo della
popolazione italiana e presentata da Ilvo Diamanti e Nando
Pagnoncelli al Festival Internazionale dell'Economia di Torino
diretto da Tito Boeri.
Il livello di fiducia nell'intelligenza artificiale è
generalmente molto alto, specie tra i più giovani - ben il 47%
degli intervistati appartenenti alla GenZ esprime molta fiducia
- ma gli italiani ritengono le decisioni prese dall'uomo più
sicure. Preferiscono nettamente l'uomo, ad esempio, quando si
tratta di guidare un autoveicolo o un aeroplano, svolgere
un'operazione chirurgica, prendere decisioni in azienda o in
politica. Mentre sembrano fidarsi maggiormente dell'Ia quando si
tratta di operazioni meno rischiose, come individuare il
prodotto più economico o il percorso migliore per raggiungere
una destinazione
Sebbene i dichiaratamente ostili alle nuove tecnologie e
alla loro diffusione siano una netta minoranza - appena l'1%
degli intervistati dice di "odiare" la tecnologia e il 7% di
"non amarla" - gli italiani si mostrano diffidenti su alcune
dimensioni dell'innovazione tecnologica. Quando si tratta, ad
esempio, dell'accesso all'informazione, la fiducia espressa per
i mezzi di informazione più tradizionali è maggiore di molto
rispetto alle nuove fonti di informazione digitali, in
particolare i social network. Se più dell'80% degli italiani
ritiene affidabili libri, saggi e manuali e più del 70% le
notizie alla radio e quelle offerte dai programmi televisivi di
approfondimento, la percentuale scende a poco più del 40% nel
caso dei social network.
Se gran parte dell'opinione pubblica considera la
riservatezza e la protezione dei dati personali un diritto
fondamentale irrinunciabile (37%), esiste un segmento rilevante
della popolazione disposto a rinunciare a parte della propria
privacy (44%) in cambio di benefici in termini di maggiore
sicurezza o altri vantaggi. Le generazioni più giovani sono più
disposte al compromesso in questo senso.
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