In Piemonte l'8 e il 9 giugno le elezioni hanno una posta più alta, perché si rinnovano anche i vertici della Regione. In campo sono tredici liste e cinque listini collegati ai cinque aspiranti governatori, per un totale di oltre 500 candidati, e solo uno su dieci potrà sedersi ai banchi del Consiglio regionale.
A sfidare il governatore uscente Alberto Cirio, vicesegretario nazionale di Forza Italia in corsa per il secondo mandato, che i sondaggi hanno sempre dato in largo vantaggio, sono la dem Gianna Pentenero, che ha lasciato apposta un assessorato in Comune a Torino, la capogruppo pentastallata Sarah Disabato, la consigliera regionale Francesca Frediani di Unione Popolare, e l'avvocato Alberto Costanzo, che guida un agglomerato di sigle 'antisistema' sotto il nome di Libertà.
Cirio, che alle regionali precedenti superò il pur popolare presidente uscente dem Sergio Chiamparino, sfiorando il 50%, ricorda sempre di avere "guidato il Piemonte negli anni più difficili della sua storia, quelli del Covid", e di averlo portato a uscirne "prima e meglio del resto d'Italia". Se sarà ancora lui alla testa della Regione, assicura che "con la stessa determinazione" affronterà "il tema delle liste d'attesa".
Pentenero, che ha più volte chiarito che la sua "non è una candidatura finta", è entrata in corsa in extremis, salvando il Pd da una spaccatura fratricida fra bonacciniani e area Schlein, che sostenevano rispettivamente il vicepresidente di minoranza del Consiglio regionale Daniele Valle e la vicepresidente nazionale del Pd Chiara Gribaudo. I dem inoltre avevano perso tempo prezioso nel tentativo, naufragato, di costruire il campo largo.
Frediani rappresenta soprattutto i valsusini che non hanno ancora accettato la costruzione della Tav Torino-Lione, Disabato i pentastellati che chiedono agli elettori "fiducia nel cambiamento", Costanzo l'outsider che nei tanti confronti fra candidati spesso gli organizzatori dimenticano di invitare.
Presente nella sede dell'Unione Industriale di Torino, per risolvere i problemi del Piemonte aveva suggerito anche di battere moneta. Cirio aveva risposto con una battuta: "La zecca potremmo metterla a Venaria Reale, ma cosa ci stampiamo sopra - domandò - un gianduiotto?".
La battagliera Disabato, che annovera fra i propositi in caso di vittoria "l'abolizione del Fondo vita nascente voluto dal centrodestra, l'atto più retrogrado e antiabortista d'Italia", si è trovata a gestire la patata bollente Marco Allegretti: il candidato astigiano indagato per una presunta truffa sui crediti fiscali, che poi si è sfilato dalla competizione elettorale. Nel Pd questioni giudiziarie riguardanti il padre avevano portato a ritirare la candidatura il capogruppo regionale uscente Raffaele Gallo. Nel centrodestra Fdi ha alle spalle il caso Pozzolo, Fi si è trovata esclusa la lista provinciale a Biella e la Lega potrebbe dover scontare la leggerezza della candidata Sara Zambaia, di cui in piena campagna elettorale si era diffuso nel web un esempio di voto disgiunto con preferenza per l'aspirante governatrice M5s.
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