La parrocchia di Soriso in
provincia di Novara recupera una tela di Tarquinio Grassi del
1730, 'Il martirio di San Gicomo', con una nuova tecnica
sperimentale basata sull'uso di batteri.
Seguendo le esigenze dei restauratori, i ricercatori possono
scegliere uno o più batteri che hanno caratteristiche utili,
rivitalizzarli e coltivarli in numero sufficiente per trattare
l'opera. In base alla natura del deposito da rimuovere, i
microbiologi selezionano i batteri in grado di 'mangiare' quel
deposito e preparano impacchi di cellule microbiche che il
restauratore applica sulla superficie da restaurare. La tecnica,
sottolineano gli esperti, è rispettosa del materiale originario,
innocua per gli operatori, e non inquina.
L'intervento, che costerà poco più di 50mila euro, si è reso
necessario perché nel 2005 per proteggere l'opera dai lavori di
restauro della volta soprastante vi venne applicata una velina,
da allora mai più rimossa. A causa dell'invecchiamento dei
materiali, la rimozione della velina con le tecniche
tradizionali è diventata inattuabile senza compromettere il
dipinto.
L'idea dell'intervento biologico è arrivata da Emanuela Ozino
Caligaris, della Soprintendenza Archeologia, belle Arti e
paesaggio di Biella, Vercelli, Novara e Vco, che ha all'attivo
collaborazioni con l'Enea. Sarà infatti Chiara Alisi
dell'Istituto Specializzato Enea-Roma, in collaborazione con la
restauratrice Tiziana Carbonati, a eseguire i test per
individuare il microrganismo più efficace. L'Enea fornirà poi
gli impacchi di cellule microbiche.
L'intervento è realizzato con il sostegno di Fondazione
Comunità Novarese e Fondazione Crt.
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