"Le 36 persone di Alessandria
che si sono sottoposte alla quantificazione di Pfas (inquinanti
industriali pericolosi per l'uomo, ndr) nel sangue mostrano
concentrazioni superiori ai 2 nanogrammi per millilitro, limite
individuato dalla National Academies of Sciences e adottato dal
protocollo della Regione come valore di riferimento. Oltre
questa soglia si possono verificare effetti negativi sulla
salute". È l'esito del biomonitoraggio indipendente, coordinato
a maggio da Ánemos, Greenpeace e Comitato Stop Solvay,
coinvolgendo i sobborghi di Cascinagrossa, Castelceriolo, Litta
Parodi, Lobbi, Mandrogne, San Giuliano Vecchio e Spinetta
Marengo (dove insiste il polo chimico). E' stato presentato,
oggi, pubblicamente in piazza della Libertà.
Le analisi, realizzate dall'Università tedesca di Aquisgrana,
hanno rilevato Pfas in tutti i controllati sebbene in
concentrazioni variabili, che aumentano al crescere dell'età e
sono più elevate nei maschi. Il Pfoa, composto identificato come
cancerogeno, è il più abbondante (tra 0,84 e 22,76 nanogrammi
per millilitro); segue Pfos, molecola classificata come
probabile cancerogena. "Anche Pfhxs, Pfna e Pfda sono stati
spesso registrati in quantità da non sottovalutare", si aggiunge
in un dettagliato comunicato stampa. Per Ánemos, Greenpeace,
Comitato "la prima fase del biomonitoraggio della Regione,
tutt'ora in corso, è inefficace e rischia di sottostimare la
portata dell'inquinamento e l'estensione della popolazione
coinvolta. Tutti gli esposti a questi pericolosi inquinanti
debbono accedere agli screening sanitari, unico modo per
verificare la contaminazione prodotta negli anni dal polo
chimico. Gli enti preposti mettano in atto i provvedimenti
necessari per tutelare la salute".
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