La Procura di Milano ha chiuso le
indagini, in vista della richiesta di processo, a carico di 51
ultrà interisti che nella notte tra il 4 e il 5 febbraio scorso,
dopo la partita Inter-Juve, fuori dallo stadio di San Siro
avrebbero messo in atto un agguato nei confronti di tifosi
bianconeri, che stavano ripartendo a bordo di bus verso Torino,
e avrebbero lanciato "petardi, pietre e bottiglie di vetro"
contro la Polizia che era intervenuta per "porre fine" alle
aggressioni. Alcuni agenti rimasero lievemente feriti.
In particolare, a seguito delle indagini della Digos,
coordinate dal pm Enrico Pavone, che avevano portato anche ad
una cinquantina di Daspo, gli ultrà sono tutti accusati di
resistenza a pubblico ufficiale aggravata. Un paio di loro sono
anche indagati per aver violato dei Daspo che erano stati
inflitti in precedenza, mentre in due rispondono anche di
lesioni nei confronti di altrettanti agenti, uno dei quali
sarebbe stato colpito, come si legge nelle imputazioni formulate
dal pm, con "calci e pugni".
A due ultrà nerazzurri di 22 e 24 anni, assistiti
dall'avvocato Mirko Perlino e che erano stati arrestati quella
notte, la giudice delle direttissime Paola Filippini aveva
concesso la "messa alla prova", ossia la sospensione del
processo per un programma di lavori di pubblica utilità. Erano
accusati, a vario titolo, di resistenza e violenza a pubblico
ufficiale, danneggiamento aggravato e lesioni. Un poliziotto,
infatti, era rimasto ferito ad una gamba.
Per i cinquantuno indagati, dopo la richiesta di rinvio a
giudizio, si aprirà l'udienza preliminare davanti al gup di
Milano.
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