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Eventi meteo estremi, da inizio anno già oltre 100 sulle Alpi

Eventi meteo estremi, da inizio anno già oltre 100 sulle Alpi

L'esperto: 'Dalla fusione dei ghiacciai cascate d'acqua, ghiaccio e detriti'. Sul Monte Rosa il ghiacciaio Flua si è dissolto

TORINO, 26 agosto 2024, 14:12

Redazione ANSA

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I danni del maltempo a Cogne, 30 giugno - RIPRODUZIONE RISERVATA

I danni del maltempo a Cogne, 30 giugno - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nei primi 7 mesi del 2024 sono stati 101 gli eventi meteo estremi in quota registrati dall'Osservatorio Città Clima di Legambiente nelle regioni dell'arco alpino, contro gli 87 e i 70 dello stesso periodo del 2023 e 2022. Lombardia, Veneto e Piemonte le regioni più colpite, rispettivamente con 40, 27 e 13 eventi estremi; tra le province più in sofferenza ci sono quelle di Torino (9), Brescia, Milano e Vicenza (7), Genova e Udine (6), Mantova, Varese e Verona (5)

 I dati sono stati forniti alla presentazione dei risultati della tappa piemontese della Carovana dei ghiacciai di Legambiente, dedicata al Monte Rosa e al ghiacciaio Flua.

E anche il versante sud della seconda montagna più alta delle Alpi, il Monte Rosa dove si trovava il Flua, ormai estinto, non è stato immune, colpito in particolare da una violenta precipitazione piovosa il 29 e 30 giugno. "La fusione dei ghiacciai e gli eventi meteorologici estremi generano lungo le pendici del Monte Rosa una serie di effetti a cascata - spiega Marco Giardino, vice presidente del Comitato Glaciologico Italiano - che vanno rilevati e monitorati costantemente e che non possono essere sottovalutati. 'Cascate' di ghiaccio dalle cime più elevate, cascate d'acqua che si originano dalla fusione glaciale e che veicolano cascate di detriti verso il basso, cascate di blocchi che staccandosi per frana dalle pareti rocciose ricoprono in parte i ghiacciai. Abbiamo potuto riconoscere ciascuno di questi fenomeni sul Monte Rosa", conclude Giardino.   

Sul Monte Rosa il ghiacciaio Flua si è dissolto 

Il Monte Rosa sta perdendo i suoi ghiacciai, estinto il Flua sul versante sud, - che nell'800 si estendeva su 80 ettari - ridotto a un insieme di rocce e detriti con qualche accumulo di neve frutto delle nevicate tardive, mentre quelli limitrofi, delle Piode e il Sesia-Vigne, sono arretrati dagli anni '80 di oltre 600 metri lineari, con una risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri. E a causa della crisi climatica quello del Flua sarà lo stesso al quale andranno incontro dal 2050 i ghiacciai alpini con quote massime al di sotto dei 3500 metri.

E' il bilancio fatto al termine della tappa piemontese della quinta edizione della Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente con Cipra Italia e Comitato Glaciologico Italiano.

"Il ghiacciaio Flua si è estinto - conferma Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia -. Vediamo una montagna che cambia lasciando un vuoto che ci racconta però di come un nuovo ecosistema si sta sviluppando e sta colonizzando la zona. Un nuovo ecosistema che andrà monitorato e tutelato. Ma racconta anche di un ambiente pieno di morene e quindi più instabile. Torniamo dunque a ribadire l'importanza di mettere in campo politiche di mitigazione e adattamento". E se il 2023 non è stato un anno così drammatico come il '22 per i ghiacciai, permane una tendenza al regresso accelerato. Basti pensare al ghiacciaio Ciardoney, in valle Soana (Torino), al confine tra Piemonte e Valle d'Aosta che al primo giugno aveva una copertura nevosa di 295 cm grazie alle nevicate primaverili, totalmente scomparsa a metà agosto.

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