Il Monte Rosa sta perdendo i suoi
ghiacciai, estinto il Flua sul versante sud, - che nell'800 si
estendeva su 80 ettari - ridotto a un insieme di rocce e detriti
con qualche accumulo di neve frutto delle nevicate tardive,
mentre quelli limitrofi, delle Piode e il Sesia-Vigne, sono
arretrati dagli anni '80 di oltre 600 metri lineari, con una
risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri. E a
causa della crisi climatica quello del Flua sarà lo stesso al
quale andranno incontro dal 2050 i ghiacciai alpini con quote
massime al di sotto dei 3500 metri. E' il bilancio fatto al
termine della tappa piemontese della quinta edizione della
Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente con Cipra
Italia e Comitato Glaciologico Italiano.
"Il ghiacciaio Flua si è estinto - conferma Vanda Bonardo,
responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra
Italia -. Vediamo una montagna che cambia lasciando un vuoto che
ci racconta però di come un nuovo ecosistema si sta sviluppando
e sta colonizzando la zona. Un nuovo ecosistema che andrà
monitorato e tutelato. Ma racconta anche di un ambiente pieno di
morene e quindi più instabile. Torniamo dunque a ribadire
l'importanza di mettere in campo politiche di mitigazione e
adattamento". E se il 2023 non è stato un anno così drammatico
come il '22 per i ghiacciai, permane una tendenza al regresso
accelerato. Basti pensare al ghiacciaio Ciardoney, in valle
Soana (Torino), al confine tra Piemonte e Valle d'Aosta che al
primo giugno aveva una copertura nevosa di 295 cm grazie alle
nevicate primaverili, totalmente scomparsa a metà agosto.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA