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Favori in procura Torino: gip, nessun complotto contro Padalino

Favori in procura Torino: gip, nessun complotto contro Padalino

Ma indagine continua a Milano per ultimo episodio

TORINO, 09 ottobre 2024, 17:32

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Non vi sono elementi per ipotizzare con un minimo grado di fondatezza, tale da meritare il vaglio di un processo, che il magistrato Andrea Padalino sia stato vittima di un compotto ordito dai colleghi torinesi e della procura di Milano". E' quanto scrive il gip Angela Corvi, del tribunale di Brescia, nel provvedimento con cui ha archiviato la posizione di sette pubblici ministeri in servizio nelle due città (all'epoca dei fatti al vaglio delle indagini).
    Il giudice però ha trasmesso le carte alla procura di Milano perché si valuti un ultimo episodio, per il quale il nome di Armando Spataro, ex capo della procura di Torino e in pensione al dicembre del 2018, fu iscritto nel registro degli indagati per "rifiuto in atti di ufficio". In questo caso la gip Corvi ha preso atto che, per ragioni di "competenza funzionale", non ha titoli per pronunciarsi, dal momento che non ci sono magistrati milanesi interessati. Il fascicolo era stato aperto dopo un esposto di Padalino. Il magistrato, quando era in servizio a Torino come pubblico ministero, era stato indagato per una vicenda di presunti favori in procura. Al processo, celebrato a Milano, fu assolto.
    Un "divieto" impartito dall'allora procuratore capo Armando Spataro ai pubblici ministeri che stavano indagando sul collega Andrea Padalino per i presunti favori nel Palazzo di giustizia di Torino. Sarà questo l'episodio di cui, per iniziativa del tribunale di Brescia, che ha dichiarato la propria "incompetenza funzionale", dovrà occuparsi la procura di Milano. A parlare del "divieto", come si ricava dalla lettura degli atti, sono stati Anna Maria Loreto, succeduta a Spataro alla guida della procura subalpina, e tre pubblici ministeri torinesi. La procura di Brescia ha già fatto presente che a proprio parere non si configurano illeciti di carattere penale. Padalino, nell'esposto che diede il via alle indagini, lamentò, fra l'altro, il mancato invio da parte di Spataro ai pm di Milano dei resoconti di due procuratori aggiunti (Paolo Borgna e Patrizia Caputo) che avrebbero potuto scagionarlo subito, senza passare per il vaglio di un processo. Il gip del tribunale di Brescia, in proposito, riporta ampi stralci di una relazione presentata nel 2023 da Anna Maria Loreto. Se ne ricava che i pm torinesi chiesero più volte nel 2017 di ascoltare Borgna come testimone "vedendosi sempre opporre un netto rifiuto" da parte di Spataro. "In luogo della testimonianza - è quanto afferma Loreto - il dottor Spataro si determinò a chiedere al dottor Borgna di redigere una relazione assicurandolo, su sua richiesta, che non sarebbe mai entrata nel fascicolo". Il documento, che non conteneva accuse contro Padalino, venne fatto leggere ai tre pm torinesi che stavano lavorando al caso (con l'"espresso divieto" di inserirlo negli atti di indagine). Poi, una volta classificato 'a protocollo riservato', fu chiuso in cassaforte. Dopo il pensionamento di Spataro fu lo stesso Borgna, diventato reggente della procura, a trasmetterlo alla procura di Milano il 7 marzo 2019. Per questo episodio i pm di Brescia hanno chiesto l'archiviazione non ravvisando illeciti di carattere penale. Il gip del tribunale bresciano non è entrato nel merito della questione e si è limitato ad osservare che, non essendo interessati a nessun titolo magistrati milanesi, la questione non è di sua competenza.
    Nell'esposto che diede il via all'inchiesta, Padalino osserva che le due relazioni erano "la prova decisiva e insormontabile" della propria innocenza: la prima, di Paolo Borgna, restò custodita nel 'protocollo riservato' per più di un anno; la seconda, di Patrizia Caputo, per 13 giorni. Il magistrato afferma che Spataro le consegnò ai pubblici ministeri torinesi solo "un paio di giorni prima del suo pensionamento", nel dicembre del 2018. Nel capoluogo lombardo furono trasmesse - sempre secondo quanto ricostruisce Padalino - solo il 7 marzo 2019 per iniziativa di Paolo Borgna, che nel frattempo era diventato procuratore reggente.
   

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