Il regalo alla figlia è stato una pezzetto del proprio fegato. Un papà di 31 anni di origine greca si è sottoposto a un trapianto parziale di organo, a Torino, per salvare la sua piccina di soli 11 mesi. L'intervento è stato effettuato da un team di specialisti dell'ospedale Molinette a coronamento di una specifica collaborazione fra la Grecia e l'Italia sotto l'egida del Cnt (il Centro nazionale trapianti) di Roma.
La bimba era in attesa di una donazione da soggetto deceduto ma dopo una ventina di giorni, in mancanza di offerte adatte, è stato il genitore a farsi avanti: il supporto della direzione sanitaria, guidata da Antonio Scarmozzino, ha permesso di sbrigare le pratiche di autorizzazione a passo di marcia e in tempo per festeggiare il Natale con la giusta dose di serenità.
La piccola paziente era preda di una gravissima cirrosi epatica provocata dal fallimento di due precedenti interventi chirurgici svolti in Grecia nel tentativo di sanare la malformazione da cui era affetta, l'atresia delle vie biliari. Sono così scattati i protocolli previsti da un accordo fra i due Paesi sullo scambio di pazienti con necessità di trapianto e sul reperimento di organi idonei.
L'Hellenic Transplant organisation di Atene ha interpellato il Cnt, che si è rivolto al Centro regionale di Piemonte e Valle d'Aosta, diretto da Federico Genzano. Torino ha dato subito parere favorevole alla presa in carico della piccina e dei suoi familiari.
Ma dopo l'arrivo all'ospedale infantile Regina Margherita (ad agosto), gli indispensabili approfondimenti del caso e il successivo l'inserimento nella lista d'attesa nazionale per un trapianto di fegato pediatrico, è sorta la complicazione: i giorni correvano e il donatore non si trovava. E' stato allora che il padre, con uno stato d'animo che alla Città della Salute hanno riassunto con la parola "fermezza", ha detto "se è possibile procedete con me". Entrambi gli interventi (il prelievo di fegato sinistro del genitore e l'innesto nella bimba) si sono svolti in contemporanea.
Le procedure chirurgiche sono durate circa 16 ore e sono state eseguite da Renato Romagnoli, insieme con la sua équipe, in strettissima collaborazione con gli operatori di Anestesia e Rianimazione 2. Particolarmente complesso è stato l'impianto del fegato nella piccola paziente (di meno di 8 kg di peso), in quanto la severa ipoplasia della sua vena porta ha richiesto la sostituzione con prelievo ed autotrapianto di vena giugulare. Ora il papà è stato dimesso, mentre la bimba sta trascorrendo la degenza nell'area Semintensiva Chirurgica.
L'assessore regionale alla sanità, Federico Riboldi, rivolge "un applauso ai nostri professionisti e al grande gesto del papà, che ha salvato la figlia come miglior regalo di Natale". Il direttore generale della Città della Salute, Giovani La Valle, mette l'accento su come la struttura torinese "sia riuscita in tempi rapidi a dare una risposta efficace ad un così grave problema di salute di una bambina proveniente da un altro Paese dell'Unione Europea".
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