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Crisi Lear e Te pesano sui lavoratori, ma anche sul territorio

Crisi Lear e Te pesano sui lavoratori, ma anche sul territorio

Studio Cevis, povertà e depressione. Fiom e Cgil, bisogna agire

TORINO, 18 marzo 2025, 18:32

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le crisi aziendali pesano non solo sui lavoratori e sulle loro famiglie, ma anche sul territorio e sulla coesione sociale, indebolendo reti di supporto e fiducia nel sistema produttivo e nelle istituzioni.

Si sofferma su questo impatto negativo la ricerca "Valutazione dell'impatto sociale determinato dalla possibile chiusura di due stabilimenti sul territorio piemontese", realizzata dal Cevis (finanziato dalla Camera di Commercio di Torino) e presentata presso la sede della Fiom.

L'indagine si concentra sulle potenziali conseguenze sui dipendenti, ma anche sui fornitori, sulle istituzioni e sulla comunità nel suo complesso, della chiusura degli impianti industriali della Lear Corporation e della Te Connectivity.
    I lavoratori coinvolti sono in tutto 600. Il 45% dei dipendenti Lear e il 37% di Te appartengono a famiglie monoreddito. Il 75% degli operai Lear ha ridotto le capacità di spesa, così come il 52% di quelli della Te. Il 36% soffre di ansia e depressione, il 40% ha ridotto la partecipazione alla vita sociale.
    "Lo studio dimostra che la perdita del posto di lavoro, la cassa integrazione generano solitudine e depressione. Fattori negativi che aggravano la situazione delle persone e hanno effetti deleteri sull'economia in quanto si abbassano i consumi, cresce la spesa per le cure sanitarie e la forza lavoro rimane inutilizzata. Bisogna invertire la rotta rilanciando l'industria" afferma Edi Lazzi, segretario generale della Fiom torinese. "Misurare l'impatto sociale di crisi come Lear e Te significa capirne le conseguenze non solo su lavoratori e imprese, ma anche su tutto ciò che ruota intorno e quindi anche gli interventi che, a partire delle istituzioni, possono aiutare a difendere l'occupazione. Questi due casi sono emblematici per capire che da una parte c'è il problema di come si accompagna la transizione ecologica dal punto di vista sociale: l'integrazione alla cig prevista dalla Regione non basta, occorre un ammortizzatore sociale ad hoc che preveda anche un serio piano di formazione per i lavoratori" spiega Federico Bellono, segretario generale della Cgil Torino.
   

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