(di Lorenzo Dolce) "Continuare sì con il processo di riforme, ma fare anche in modo che venga rilanciata la domanda interna. Bisogna che il Governo avvii un percorso certo, graduale, di riduzione della pressione fiscale". Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, il Governo Renzi ha "adottato delle misure coraggiose, come il Jobs Acr", ma c'è ancora da lavorare, soprattutto sul fronte del rilancio dei consumi, che non ci sarà se non verranno prima abbassate le tasse. Tutto questo mentre si registrano dei segnali di ripresa "timidi, ma positivi".
Dal palco del Porto turistico 'Marina di Pescara', dove è stato invitato per il 'Confcommercio Day', evento promosso dall'associazione locale per i 70 anni della Confederazione, Sangalli illustra la sua ricetta: "Da una parte - dice - bisogna tagliare gli sprechi della spesa pubblica per evitare innanzitutto che scattino le clausole di salvaguardia; dall'altra bisogna fare in modo che ogni centesimo recuperato dal minor costo del debito pubblico e dalla lotta all'evasione venga restituito ai contribuenti in regola mediante una riduzione delle aliquote Irpef. Allora, con più soldi in tasca aumentano i consumi e si può passare da una ripresa statistica ad una crescita reale".
"Dopo sette anni di una crisi difficile, dura, a volte anche drammatica - aggiunge il presidente di Confcommercio - oggi registriamo dei segnali che sono certamente positivi; sono comunque segnali timidi, ma l'importante è non avere più quei segni meno che per sette anni hanno creato questa situazione di grandissima difficoltà. Il problema reale del nostro Paese resta la debolezza strutturale della domanda interna. Dobbiamo puntare sul 2015 - si dice convinto - perché deve essere l'anno della ripresa".
Parla anche di Grecia, Sangalli, e sottolinea che lo scenario, "molto preoccupante, riguarda non soltanto una crisi greca, ma la crisi dell'Europa. Di fronte ad una situazione così incerta - dice - non si possono evitare delle ricadute sul clima di fiducia delle famiglie e delle imprese, ricadute che significano meno consumi e meno investimenti e che per il nostro Paese significherebbero mettere a rischio quella timida ripresa che oggi esiste". Rispondendo a chi gli chiede se "tutti i mali sono nell'euro", il presidente di Confcommercio risponde che "i mali non sono nell'euro, ma in questa incertezza, perché anche l'Europa deve essere certamente cambiata".