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Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK
PressRelease - Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK
Riportare alla luce un passato doloroso è un’operazione difficile, capace di mettere alla prova anche le anime più solari e gioiose. Il rischio, di fronte all’ennesima batosta ricevuta dalla vita, è di chiudersi nel proprio dolore, serrare la porta di casa e abbassare gli scuri, per tenere lontano chi, anche per sbaglio, potrebbe sferrare il colpo definitivo. Nonostante tutto il suo vissuto, non è questo il caso di Alessia Pizzuti: lei ha scelto con coraggio di spalancare le finestre per accogliere tutta la luce possibile, in modo che nella sua vita ci fosse sempre posto per una carezza, per una parola di conforto, per il perdono, soprattutto. È una scelta dettata da un periodo di ricerca interiore durato tutta una vita e che adesso nel condividerlo raggiunge un nuovo punto di svolta: a raccontarcelo è il suo primo libro, L’eco della tua voce, pubblicato da Europa Edizioni nella collana Chronos.
“Con questo libro ho desiderato scavare nel mio passato, dentro me stessa. È stato molto terapeutico per me analizzare come questo mio vissuto abbia lasciato tante eco nella mia vita, nella mia personalità e in ciò che sono oggi” rivela l’autrice ai microfoni di Se Scrivendo, il salotto letterario targato CaosFilm. La sua risulta sin dal primo approccio una missione più grande, il desiderio di offrire una mano tesa verso i lettori. Qualcuno sicuramente si riconoscerà in questa storia, direttamente o indirettamente, più di quanti immaginiamo: sono troppe voci silenti a formare un’invisibilità ingombrante, troppe per non parlarne o nasconderci da esse. È dietro questo muro di silenzio eretto da tanti benpensanti che spesso si nascondono i carnefici, protetti dalla cecità di chi afferma che “i panni sporchi si lavano in famiglia”, che non bisogna intromettersi. La violenza, tuttavia, è un fatto che riguarda tutti, specialmente quando si consuma tra le mura domestiche, nel luogo che dovrebbe rappresentare un nido e che si rivela invece una gabbia, capace di soffocare fino all’ultimo soffio di vitalità.
Il percorso di Alessia Pizzuti traccia a ritroso i rami del suo albero generalogico, alla ricerca di un’identità sulla quale si è interrogata a lungo, ricevendo spesso soltanto risposte frammentarie. È attraverso la conoscenza del passato, infatti, che è possibile leggere il presente in una chiave diversa, scavare nei comportamenti problematici e soprattutto riconoscerli tali, affinché possano non ripetersi più. Coprotagonista è Marina, sua madre: di lei sono evidenti il coraggio e la determinazione di voler costruire una famiglia nonostante le importanti sfide che la vita le ha messo davanti, la forza di rimanere in piedi nonostante gli abusi e diventare il vero punto di riferimento forte della sua famiglia. Il racconto di Marina si unisce a quello di Alessia e permette di assistere all’escalation di violenza di quel nucleo familiare: prima di diventare un padre violento, infatti, Michele era un uomo timido, nervoso e insicuro, capace di ispirare tenerezza nella donna che, ancora giovanissima, diventa in breve tempo sua moglie.
Dall’esterno Michele e Marina erano la coppia perfetta: giovani, belli, pronti a diventare genitori per la prima volta. Dietro le quinte la situazione era però ben diversa: la tensione era palpabile sin dai giorni del matrimonio e del viaggio di nozze, la ragazza del nord non era ben vista nella severa e tradizionalista famiglia del sud del marito, era lei a dover faticare il doppio per sopportare la situazione e donare alle sue figlie un’infanzia quanto più possibile spensierata. Un passo dopo l’altro la famiglia inizia a vivere una sorta di doppia vita, come se gli abitanti di quella casa, una volta varcata la soglia, si trasformassero. Gli atti violenti del padre diventavano sempre più frequenti ed esplosivi, la madre era succube silenziosa nella speranza di proteggere Alessia, la sua prima figlia, ma all’interno di questo stesso clima nasce anche la seconda, che invece non sarà mai oggetto degli scatti d’ira del padre.
Certi potranno considerare impossibile che si possa vivere per tanto tempo in una situazione del genere o che nessuno sia intervenuto, tuttavia il fenomeno della violenza domestica è forse il cancro più silenzioso e mortale della nostra società borghese, contraddittoria fino al midollo. Basta consultare gli ultimi dati per accorgerci della drammaticità della situazione: dall’inizio del 2022 a oggi sono82 le donne uccise in ambito familiare e affettivo secondo il report interforze “Il pregiudizio e la violenza contro le donne” presentato dalla Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Questi numeri, tuttavia, non possono tenere conto di tutto il sommerso, consumato in silenzio e per tempi tragicamente lunghi. Negli ultimi anni, anche grazie alla legge sul Codice Rosso entrata in vigore nell’agosto del 2019, è stato possibile far emergere con maggiore urgenza i reati contro le donne, mostrando anche in questo caso quanto la situazione sia allarmante: tra l’agosto del 2019 e il settembre del 2022 sono stati commessi 6.499 delitti, ovvero 5 al giorno. Nell’82% dei casi le vittime sono donne e il numero più alto di violazioni si registra sui provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Se oggi è possibile avere queste informazioni e contrastare con tutti i mezzi a propria disposizione la tragedia della violenza, è soprattutto grazie al coraggio di quelle donne e uomini che scelgono di non tacere e denunciare, così da distruggere, un mattone dopo l’altro, quel muro di complice omertà.
Le implicazioni emotive e psicologiche causate dalla crescita in un ambiente del genere sono importanti e lasciano il segno a lungo: la Alessia bambina, sempre distratta e in procinto di scoppiare in lacrime, cresce e diventa presto un’adolescente in lotta con sé stessa e con gli altri, preda della ricerca febbrile del proprio vero “io”. Un incontro, però, sarà fondamentale per dare una svolta decisiva alla sua vita: Luce – pseudonimo di un personaggio famoso in tutto il mondo – rimane colpita dalla storia di Alessia e le dà voce, diventando con un gesto semplice quell’ancora di salvezza di cui l’autrice aveva inconsapevolmente bisogno, il braccio a cui aggrapparsi per non cedere al rischio di cadere per sempre. Da quel momento è la vita a prendere il sopravvento: Alessia ritrova sé stessa nel lavoro come infermiera, nel rapporto con quello che diventerà in futuro suo marito, nel dono della maternità che le permetterà di scorgere in sé un po’ di sua madre, ma che al contempo le darà l’occasione di creare un nucleo notevolmente diverso, nel quale poter trasmettere ai suoi figli l’importanza di una vita all’insegna della gentilezza e dell’affetto sincero.
L’eco dela tua voce è una denuncia accorata e al tempo stesso composta della realtà cruda, drammatica e ladra di spensieratezza della violenza domestica. La scrittura assume in queste pagine un ruolo catartico, capace di destare certe consapevolezze e farle emergere direttamente durante l’atto creativo, ma è soprattutto dal valore dell’incontro e del mutuo aiuto che queste pagine trasmettono che bisogna ripartire: la stessa mano tesa che Alessia ha stretto per tornare a galla è ciò che lei offre ai suoi lettori, perché possano trovare conforto, forza di reagire e soprattutto di scrollarsi di dosso la coltre di indolenza che ingrigisce e cancella la speranza. Una parola, una carezza, un atto d’amore, possono cambiare il mondo.
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