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"L'amore sconfigge la morte", la forza dei legami che trascende l'ultimo saluto

PressRelease

"L'amore sconfigge la morte", la forza dei legami che trascende l'ultimo saluto

PressRelease

Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK

Ivana Milan racconta l'amore indissolubile tra padre e figlia, una via per risorgere dalle ceneri anche nei momenti più bui

25 ottobre 2024, 10:20

NEW LIFE BOOK

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di NEW LIFE BOOK


L'etimologia della parola "amore" è affascinante, misteriosa: una delle ipotesi più evocative è quella che la vede nascere dal latino, in una combinazione tra "a-" (privativo) e "mors" (morte). "A-mors", dunque, potrebbe significare "senza morte", come a suggerire che l'amore sia una forza che sconfigge la morte, che la annulla, la trascende. È un’idea potente, che riporta alla luce l’immortalità di quel sentimento che, a dispetto del tempo, delle distanze e perfino della fine fisica, continua a vivere. Questa concezione è profondamente radicata nel libro di Ivana Milan, "L'amore sconfigge la morte” (Gruppo Albatros il Filo, dicembre 2023), un’opera autobiografica capace di toccare le corde più profonde dell’anima. 
L’autrice piemontese Ivana Milan, ci trasporta dentro la storia di una "scimmietta aliena" – l’affettuoso soprannome della protagonista – e il suo "principe azzurro", ovvero suo padre. Sin dall'inizio, il legame tra i due appare come qualcosa di sacro, un filo invisibile che nemmeno la morte riesce a spezzare. Milan costruisce una narrazione che ripercorre gli anni dolci e indimenticabili della propria infanzia, poi gli anni della maturità e della ricerca di sé, infine il saluto terreno all’amato padre che non sarà mai un addio, ma un legame che cambia forma senza mai spezzarsi. 
Il libro si apre con la descrizione della nascita della protagonista, il primo indizio di un’identità che si sviluppa tra l’ordinario e lo straordinario. La "scimmietta aliena" nasce non sulla Terra, ma in uno spazio altro, un mondo dove tutto sembra più semplice, protetto, senza la paura del dolore o della perdita. Il ritorno sulla Terra, descritto con toni quasi fiabeschi, segna l'inizio di una vita legata a doppio filo con il padre: un amore incondizionato, in grado di illuminare la strada della figlia anche nei momenti più bui.
Non si tratta di un amore idealizzato, ma di un affetto reale, tangibile, che emerge con forza nelle piccole cose: nei gesti quotidiani, nei sorrisi condivisi, nelle parole non dette ma sempre comprese. È un amore che trova il suo culmine nel momento della perdita, quando il padre della protagonista lascia questo mondo, portandosi via una parte di lei, ma al contempo lasciandole una forza invisibile, quella dell'amore eterno.
Milan descrive il lutto in maniera tangibile, disorientante. La morte del padre è un evento devastante, che la protagonista vive come una caduta in un baratro senza fine. Il dolore è un peso che schiaccia il respiro, che fa perdere ogni orientamento, eppure, è in questo momento che l’amore si rivela nella sua forma più pura: l’amore che continua, che non si arrende nemmeno di fronte alla morte. La protagonista, in un processo di graduale rinascita, si rende conto che il legame con il padre non è stato spezzato, ma trasformato: lui continua a esserle vicino, invisibile ma presente, guidandola passo dopo passo verso una nuova vita, una vita in cui il ricordo non è più solo fonte di dolore, ma anche di forza.
Nel suo percorso di conoscenza di sé, Ivana Milan riesce finalmente a ricongiungersi e ad abbracciare la sua essenza di “scimmietta aliena”, che in una metafora richiama tutto il senso della diversità, del ritrovarsi unici in un mondo che fatica ad accettare chi non si conforma alla sua logica. È come se la protagonista fosse destinata a vivere in un mondo diverso, fatto di emozioni più profonde e di legami più intensi: “Un’aliena. Mi sono sempre sentita un’aliena. Una che non appartiene a questo bellissimo Pianeta, una che ha visto mondi che nessuno si immagina: nemmeno tutti gli astronauti e gli scienziati della Terra. Ed è proprio così: sono nata con doti che mi hanno fatta molto soffrire, che mi hanno messa anzitempo di fronte a realtà che avrei dovuto affrontare, in modo da rendermele meno dolorose. Non ero più sul mio bel banano al sicuro da tutto e da tutti: scoprivo che il mondo era ostile e che la felicità è solo un attimo e che quando pensiamo di averla raggiunta, ci è già sfuggita di mano.”
La scrittura di Ivana Milan fa sì che anche la narrazione più triste o dolorosa suoni dolce come una fiaba: soprattutto negli ultimi capitoli, le sue parole portano con sé emozioni forti e immagini potenti, cariche di quell’amore che l’autrice svela di aver sempre destinato al prossimo e che non sempre le è stato restituito. Una fiaba moderna, sì, ma forse per questo densa di significati che si radicano nella nostra coscienza, primo tra tutti la riflessione sul rapporto tra genitori e figli e il suo ruolo cruciale nello sviluppo dell’identità dell’individuo. L’autrice racconta quanto il legame profondo tra lei e suo padre le abbia permesso di superare ogni difficoltà, e questa dinamica trova conferme anche negli studi psicologici e nella realtà contemporanea. L’autrice porta all’attenzione dei lettori anche l’importanza della comunicazione, sempre più difficile tra generazioni che sembrano parlare linguaggi del tutto differenti. Milan segnala infatti che in certi casi i genitori, presi dal ritmo frenetico della vita quotidiana e dalle mille distrazioni tecnologiche, finiscono per distaccarsi dai propri figli, creando un vuoto emotivo che questi ultimi faticano a colmare. Come ci ricorda lo psichiatra Paolo Crepet, anche se siamo fisicamente presenti accanto ai nostri figli, se non li guardiamo negli occhi, se non dedichiamo loro tempo e attenzione, rischiamo di compromettere il loro sviluppo emotivo.
L'ultimo atto del romanzo è una riflessione sull'immortalità dell'amore, nonostante tutto. La protagonista, dopo aver attraversato il dolore e la disperazione, arriva a una consapevolezza più profonda: l’amore che ha provato per suo padre non è svanito con la sua morte, ma è diventato una parte integrante di lei, uno scudo contro le ingiustizie. L’amore è ciò che le ha permesso di sopravvivere al dolore e alle incomprensioni, di superare la perdita e di continuare a vivere. La delicatezza di Milan nel descrivere questo processo è disarmante, perché mostra come l’amore, in tutte le sue forme, sia l’unica cosa capace di dare un senso alla vita, anche quando tutto sembra perduto.
Lo stile di Ivana Milan è denso di immagini e metafore: si alternano descrizioni dettagliate del passato con riflessioni più astratte e poetiche che restituiscono al testo una qualità quasi onirica. Il linguaggio è semplice, ma emotivamente ricco, le sue frasi sono spesso brevi, intense, e sembrano scolpite per rimanere impresse nel cuore del lettore.
Il tono della narrazione è quello di un dialogo interiore, in cui la protagonista si confronta con le sue emozioni, con il dolore e la ricerca di sé. Lo stile, perciò, riflette una profonda intimità, come se il lettore fosse chiamato a vivere in prima persona il viaggio emotivo della protagonista. È una lettura quasi catartica, una sorta di liberazione emotiva che accompagna il lettore alla scoperta di una nuova forma di amore.
"L'amore sconfigge la morte" è un’opera che parla al cuore: è il tributo dell’autrice al padre, ma è soprattutto la storia di un amore prezioso e incondizionato, puro nella sua totale assenza di utilitarismo, un invito potente a fermarci nel corso della nostra vita caotica e guardare negli occhi i nostri cari con quell’intensità che di rado ci permettiamo di provare.
Perché, alla fine, l'amore è l'unica cosa che ci sopravvive: è il filo invisibile che ci lega a chi non c'è più, che ci guida anche nel buio più profondo, rendendoci capaci di sconfiggere persino la morte.

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