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CRV - Presidente Ciambetti: “Orcalli, artefice primo statuto, attuale nel dibattito sull’autonomia"

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CRV - Presidente Ciambetti: “Orcalli, artefice primo statuto, attuale nel dibattito sull’autonomia"

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Oggi, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto

18 ottobre 2024, 16:37

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Omaggio del Consiglio regionale a Vito Orcalli, Presidente Ciambetti “Artefice del primo statuto, oggi di estrema attualità nel dibattito sull’autonomia”

 

(Arv) Venezia 18 ott. 2024 -    “Vito Orcalli fu tra gli uomini simbolo, non solo in Veneto, del movimento cattolico democratico, in particolare nella corrente Dorotea della DC di cui fu grande esponente, nella stagione che parte dal secondo Dopoguerra, dalla Ricostruzione di un Paese segnato dalle macerie non solo materiali del secondo conflitto mondiale e del ventennio fascista fino alla conquista di un nuovo e inedito benessere con tutte le contraddizioni che lo sviluppo stava presentando nella nostra terra. La parabola di Vito Orcalli inizia in un Veneto martoriato e poverissimo, segnato da miserie, fame e povertà, una società rurale dove la chiesa era stata ed era un collante imprescindibile. La DC sotto la sua segreteria regionale guidò il processo di trasformazione, che in vent’anni mutò il volto del Veneto. Orcalli fu elemento chiave di questo processo non solo nella DC, dove seppe gestire e conciliare tutte le anime opposte che caratterizzavano quel partito, ma anche nella gestione del territorio. Un uomo al centro del potere reale, espresso in modo pragmatico dai Dorotei che furono tra i motori di grandi riforme, tra le quali la validità erga omnes dei contratti di lavoro, la nazionalizzazione dell'energia elettrica, la democratizzazione dei consorzi di bonifica e degli enti di sviluppo, il varo dello Statuto dei Lavoratori, il salto di qualità salariale e normativo dopo l'autunno caldo del '69, la prima riforma della previdenza sociale, l'avvio delle regioni”. Con queste parole il Presidente del Consiglio regionale del Veneto ha aperto il convegno odierno dedicato a Vito Orcalli, primo Presidente del Consiglio regionale e alla sua figura di uomo, politico, manager dello Stato e ‘padre costituente’ della Regione. “Il 7 giugno 1970 i veneti - e gli italiani - vanno a votare in massa per i nuovi Consigli regionali. La DC è il partito di maggioranza che regge saldamente il timone della politica nazionale e regionale: nel resto d'Italia il voto per le prime regionali premia le forze del centrosinistra, nel Veneto la DC raccoglie il 51,9 per cento dei 2 milioni e mezzo di voti validi espressi, 14 punti percentuali in più della media nazionale. La DC che vinse le elezioni era espressione trasversale della società veneta, nella cultura contadina e operaia. E queste radici s’avvertono bene in Vito Orcalli: non posso dimenticare che appena eletto l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Veneto il 7 luglio 1970, il primo atto del neo Presidente e dell’Ufficio di Presidenza fu quello di accogliere i delegati degli operai di Marghera in sciopero, per ascoltarne le ragioni e le denunce di uno scenario di crisi complessa”, ha proseguito il Presidente. “Il suo pragmatismo Doroteo e le indubbie capacità organizzative e gestionali lo portarono a dar vita alla speciale Commissione Statuto che in tempi record presenterà uno schema di statuto che verrà approvato il 4 dicembre, con 47 voti a favore e un solo contrario. Orcalli fu espressione di una classe dirigente che credeva ed investiva nei giovani e li faceva crescere. Nel suo discorso di insediamento spiegò benissimo cos’erano le Regioni delle quali la DC s’era fatta alfiere “quale nuovo modo di intendere e di attuare il rapporti tra stato centrale ed Enti Locali, tra pubblica amministrazione e cittadini… posizione intermedia di governo, per offrire l’indirizzo politrico e il coordinamento all’attività dei Comuni, province, ponendosi come realtà di mediazione fra essi e il governo centrale”. Parole che spiegano oggi l’esigenza di conciliare l’innovazione regionale senza intimidire troppo chi quella innovazione detestava e ostacolava con argomentazioni che, come singolare rigurgito, ritornano ancor oggi quando il centro del dibattito politico è occupato dall’autonomia”, ha concluso il Presidente.
 

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