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Gruppo Pd Veneto: “Superstrada Pedemontana Veneta rappresenta il fallimento degli ottimisti"

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Gruppo Pd Veneto: “Superstrada Pedemontana Veneta rappresenta il fallimento degli ottimisti"

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

12 novembre 2024, 16:13

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO


(Arv) Venezia 12 nov. 2024 - La Capogruppo del Partito Democratico, Vanessa Camani, numeri alla mano, nel corso di una conferenza stampa, oggi a palazzo Ferro Fini, assieme ai consiglieri regionali del Pd, ha affermato che “il presidente Zaia sta cercando di glissare e nascondere, con il suo solito stile, la voragine finanziaria gigantesca che si sta aprendo nelle casse regionali a causa della Superstrada Pedemontana Veneta. Ma le cifre e le condizioni alle quali la Regione del Veneto deve e dovrà sottostare per i prossimi anni dicono solo una cosa: la Pedemontana segna in maniera inequivocabile il fallimento degli ottimisti”.
“L’ottimismo non è una categoria che può essere applicata ai bilanci e alle risorse pubbliche – ha osservato infatti la Capogruppo - E ciò che emerge oggi dagli oggettivi numeri di bilancio e dalle stime aggiornate è la grande certezza del costo esorbitante dell’opera per i primi tre anni e la grande incognita rappresentata da come pagheremo quest’opera in futuro. Le stime previste nel Terzo atto convenzionale del 2017, per quanto riguardano i proventi da traffico, sono infatti sbagliate, come da noi ampiamente previsto e denunciato, e di conseguenza anche gli impatti sul bilancio della Regione”.

“In base alle previsioni iscritte nel bilancio 2025-2027, la Giunta regionale prevede che per i prossimi tre anni la Pedemontana costerà 113 milioni – ha spiegato Camani - A questi vanno però sommati i 44 milioni del 2024, pari alla differenza tra gli incassi che la Regione assume dai pedaggi effettivi e presunti e il canone che deve pagare al concessionario. In totale, arriviamo alla cifra record di 157 milioni, quando le previsioni del 2017 prevedevano un esborso di ‘soli’ 45 milioni. Un’operazione, dunque, che nei primi tre anni e dieci mesi, costa 112 milioni in più del previsto, senza che nessuno ne chieda conto al Presidente”.
“Il fatto che un debito così significativo ricade sul bilancio della Regione assume contorni ancora più gravi perché la mannaia si abbatte in una fase di estrema ristrettezza economica, con un bilancio regionale già alla canna del gas, tanto che Zaia, inevitabilmente, malgrado i suoi proclami ‘Tax free’, ha dovuto ricorrere all’aumento dell’Irap, oltre a dover attingere, per riuscire a pagare il deficit, alle riserve messe a disposizione da CAV”, ha aggiunto la Capogruppo del Pd.

“Questa ‘operazione verità’ non vuole essere una manovra depressiva o pessimista, come direbbe il Presidente Zaia – ha chiarito in conclusione Vanessa Camani - Vuole, invece, essere un momento di riflessione sulla questione politica cruciale, sul peccato originario di questa operazione. Con la definizione del Terzo atto convenzionale, infatti, si è deciso di ribaltare a sfavore del pubblico il meccanismo del project financing: entrate certe per il privato (canone) e incertezza e rischio di impresa per il pubblico (entrate da pedaggi). L’ottimismo è senza dubbio un’ottima predisposizione umana, ma diviene metodo pericoloso se applicato ai conti pubblici”.
Il vicepresidente della Seconda commissione consiliare (Infrastrutture e Trasporti), Jonatan Montanariello, ha ribadito che “i numeri presentati dalla nostra Capogruppo sono assolutamente chiari e dimostrano inequivocabilmente come la Pedemontana sia frutto di una convenzione nata male. La realtà è che l’amministrazione regionale manca di una visione complessiva, di una governance unica delle infrastrutture. Sono state infatti realizzate, negli ultimi anni, opere avulse e non collegate tra loro. Questo ha impedito di mettere in rete il sistema infrastrutturale veneto, distinguendo tra le opere funzionali allo sviluppo economico della Regione e quelle necessarie a rispondere alle esigenze quotidiane dei cittadini. Manca una pianificazione e così non sono stati intercettati i grandi asset strategici funzionali allo sviluppo della Regione. Il problema non è la Pedemontana in sé, ma a cosa saremo costretti a rinunciare, nei prossimi trent’anni, a fronte di questo indebitamento: a quanti interventi di sicurezza? a quanti interventi di sviluppo infrastrutturale? Penso solo al mancato completamento della Provinciale 9, unica alternativa alla Romea”.
Per Chiara Luisetto “la Pedemontana è una strada che stiamo pagando tante volte e pensare che nella prima convenzione era stata addirittura promessa la gratuità per tutti. La Superstrada rappresenta una pesante ipoteca per i conti della Regione, e non è stata neppure realizzata bene: pensiamo alla galleria di Malo”, ha chiosato la consigliera.
Francesca Zottis ha posto l’accento sul fatto che “a monte, è stata sbagliata la stima dei flussi di traffico e questo errore si è riverberato, a cascata, su tutto il resto”.
Anna Maria Bigon ha evidenziato che “con i soldi della Pedemontana la Regione Veneto avrebbe potuto fare molto per la non autosufficienza: avevamo chiesto 100 milioni e ci hanno risposto che non c’era disponibilità in bilancio, mentre ne sono stati stanziati 112 per la Pedemontana. Paghiamo la cattiva programmazione regionale”.
Andrea Zanoni ha osservato come, “numeri alla mano, nei prossimi anni, il buco medio per le casse regionali sarà di 170 milioni: a fronte di 300 milioni di canone medio da riconoscere all’ente gestore, solo 130 milioni potranno essere incamerati dai flussi di traffico. E ricordiamo le criticità sollevate dalla Corte dei conti, come le opere complementari non più finanziate. È stata sacrificata la metropolitana di superficie e la sicurezza delle infrastrutture”.

 

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