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Presentato libro “Due valigie piene di niente” di Hugo M. Cimenti e Pamela Feltrin

PressRelease

Presentato libro “Due valigie piene di niente” di Hugo M. Cimenti e Pamela Feltrin

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

dalle rive del Piave a quelle dell’Hudson, una storia di emigrazione a lieto fine

13 novembre 2024, 15:25

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(Arv) Venezia 13 nov. 2024 -    Presentato questa mattina a Venezia, a palazzo Ferro Fini, sede dell’assemblea legislativa regionale, il libro di Hugo Mike Cimenti e Pamela Ferlin “Due valigie piene di niente” (Antiga Edizioni), una storia di emigrazione “Dalle rive del Piave alle rive dell’Hudson”, come ha ricordato l’autore, che intreccia le vicende personali di Chimenti agli snodi storici intercorsi tra Italia, Europa e Stati Uniti dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri. Per volontà dell’autore, infatti, le vendite del libro saranno devolute al progetto Unbroken Kids per la realizzazione di un padiglione nel Centro nazionale di riabilitazione del St. Nicholas Children Hospital di Leopoli, in Ucraina, sostenuto dall’associazione SoleTerre, un luogo dove adolescenti e bambini colpiti dalla guerra possono ricevere assistenza medica completa e qualificata.
“Un libro entusiasmante - ha sottolineato il Presidente del Consiglio Veneto Roberto Ciambetti nel corso della presentazione del volume - edito dalla battagliera casa editrice di Crocetta del Montello e che racconta, attraverso la storia di Hugo Cimenti, le vicende di una generazione che seppe rimboccarsi le maniche tra le macerie del secondo dopoguerra per raggiungere un benessere mai raggiunto prima. “Due valigie piene di niente” racconta la storia vera e magica di Cimenti, un viaggio straordinario che lo porta a diventare un banchiere internazionale a New York per poi attraversare la Milano degli anni di piombo, la Milano da bere, fino alle vicende di tangentopoli, sempre con il ricordo di quelle due valigie, vuote, ma piene di sogni, di senso del sacrificio, di valori morali ed etici”.  “Un libro che racconta un’emigrazione di fama e di successo - ha ricordato il direttore editoriale di Antiga, Andrea Simionato - quella di Hugo Cimenti, nato nel 1938 a Maserada di Piave, in provincia di Treviso, da una famiglia poverissima che a 14 anni decide di prendere per la prima volta il largo verso l’America, con quelle due valigie, verso New York”. “Non sono uno scrittore - ha sottolineato l’autore, Ugo “Hugo” Cimenti - ma un consulente bancario e non avrei mai scritto un libro che racconta la mia vita se i miei familiari non me l’avessero suggerito: rivedo le immagini di quand’ero bambino, durante una gita a Venezia, e osservo che la mia famiglia stava bene, ma ricordo anche i momenti in cui la mia famiglia perse tutto, la mia infanzia distrutta dalla guerra, e solo con l’aiuto di chi ci ha dato un posto per cucinare e un luogo per dormire, in nove in una stanza con una sola coperta regalata dalla parrocchia. E allora, a 86 anni, ho pensato che fosse giunto il tempo di fare qualcosa per la società e in particolare per i bambini dell’Ucraina, confrontando le loro foto che rappresentano il futuro - il mondo ha bisogno di questi bambini - e le mie, che appartengono al passato, e ripenso in particolare al periodo in cui mio padre, migrante in Germania, fu fatto prigioniero e mia madre rimase sola, a Maserada, con 9 figli. Ed è anche l’occasione per guardare ancora una volta la fotografia di uno dei miei fratelli, migrante, sulla quale scrisse un messaggio: “Studia, rifletti, lavora per giungere al traguardo”. Dopo un primo tentativo non coronato dallo sbarco, tornai a New York nel ’62, mi sposai con Gloria, americana figlia di migranti siciliani, rientrammo in Italia ed entrammo ufficialmente a New York con il doppio passaporto il 29 agosto 1964, senza soldi, ma con tanta voglia di fare: lavoravo come cameriere di sera e di giorno come fattorino presso la Chemical Bank; nel frattempo, studiavo e mi laureavo con il massimo dei voti: il 14 dicembre 1964 venivo assunto dalla banca dove lavoravo, che investiva su di me consentendomi l’iscrizione a un corso per dirigenti. Dopo un’esperienza triennale in Liberia, un luogo dove nessuno dei colleghi voleva andare, la banca apre una filiale in Italia: torno a Milano nel ’74, anni che ricordo con grande entusiasmo, ma dopo il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, le Brigate Rosse iniziano a ‘gambizzare’ i dipendenti delle multinazionali. Con la famiglia ci siamo trasferiti in Francia e poi di nuovo a New York, dove inizio intessere rapporti con Città del Vaticano: ero un banchiere di Dio, così dicevano, e di seguito la mia vicenda professionale si intreccia anche con quella di tangentopoli, una vicenda in parte già nota e che ripercorro nel libro. Ma la questione è un’altra: è una sorta di rientro dal luogo da cui sono partito per aiutare i bambini ucraini; spero che almeno in parte questi bambini che non vediamo, possano vivere meglio: loro hanno bisogno di noi e voglio trasmettere loro anche il messaggio di mia mamma al termine della sua vicenda terrena: “Tu sei veneto, sei di razza Piave e non ti arrendi mai, mai, mai”.

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