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CRV - In Consiglio Veneto ‘Il silenzio delle innocenti’ per riflettere sulla violenza di genere

PressRelease

CRV - In Consiglio Veneto ‘Il silenzio delle innocenti’ per riflettere sulla violenza di genere

PressRelease

Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Gino Cecchettin ha portato la propria testimonianza e ha spiegato gli obiettivi della Fondazione

28 novembre 2024, 18:36

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

In Consiglio, ‘Il silenzio delle innocenti’ per riflettere sulla violenza di genere


(Arv) Venezia 29 nov 2024 -    È stato ospitato oggi a palazzo Ferro Fini il convegno ‘Il silenzio delle innocenti': racconti, iniziative e progetti contro la violenza sulle donne, voluto e promosso dal consigliere regionale Milena Cecchetto (Lega- LV). I lavori sono stati moderati da Micaela Faggiani, giornalista e presidente dell’associazione ‘Il Cantiere delle Donne’.
Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, dopo aver portato i saluti istituzionali, ha chiesto all’Aula “un minuto di rumore: credo ne valga la pena”, per poi ringraziare in particolare “il consigliere Milena Cecchetto per aver fortemente voluto questo evento qui, a palazzo Ferro Fini, luogo delle istituzioni, e Gino Cecchettin, per il coraggio della sua testimonianza. L’Assemblea legislativa veneta ha votato all’unanimità l’istituzione dell’Osservatorio regionale sulla violenza contro le donne, promosso dalla consigliera Camani, uno strumento utile per monitorare il fenomeno, a partire dall’analisi dei dati. Le donne trasformano il dolore in una richiesta di giustizia, che si deve tradurre in azioni concrete. Ogniqualvolta una donna subisce violenza, è la società tutta che viene ferita. Non può esserci pace se si viola il diritto delle donne alla libertà”.
Il Segretario Generale del Consiglio regionale, Roberto Valente, ha ricordato che “l’Ufficio di Presidenza ha istituito il premio ‘Giulia Cecchettin’ per premiare la migliore tesi di laurea magistrale sulla violenza di genere: gli elaborati dovranno affrontare il fenomeno sia nel contesto regionale del Veneto che in quello nazionale. Il bando è aperto da oggi, 28 novembre, fino all’8 marzo 2025. Il premio ammonterà a sette mila euro”.
L’assessore regionale alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin ha sottolineato l’importanza di formare “una rete trasversale impegnata nel contrastare la violenza di genere, che va dalle istituzioni alle Case rifugio, ai Centri antiviolenza, agli Sportelli, fino al lavoro quotidiano dei volontari. Solo operando in sinergia, come comunità coesa, si potrà fare un passo in avanti concreto verso l’eliminazione di questa vera e propria piaga sociale. Deve essere promossa la cultura dell’ascolto e del rispetto”.
L’assessore regionale alle Pari Opportunità Valeria Mantovan ha dato risalto al “coraggio dimostrato dal consigliere Silvia Cestaro per aver denunciato un caso di violenza subito: ha rotto un tabù, perché non è vero che una donna che denuncia è debole, anzi, manifesta tutta la propria forza. E come amministratori pubblici abbiamo il dovere di affermare che il problema della violenza di genere è una piaga di tutta la società. Le donne non vanno tenute in scacco per ragioni economiche: da qui l’impegno della Regione del Veneto per farle diventare economicamente indipendenti, perché solo in questo modo esse saranno veramente libere. Tutti uniti dobbiamo dire no alla violenza di genere e sostenere le donne accolte nei Centri antiviolenza regionali”.
Il consigliere regionale Milena Cecchetto ha ringraziato “tutti i presenti qui oggi, in primis Gino Cecchettin, per le testimonianze offerte quale contributo a una grandissima causa: quella di cercare di arrestare una vera e propria strage, rispetto alla quale abbiamo il dovere civile e morale di continuare a parlarne, non solo il 25 novembre, di analizzare il fenomeno e costruire iniziative legislative, e non, per estirpare questo cancro sociale. Oggi, con la grande affluenza in aula consiliare, abbiamo testimoniato la vicinanza delle istituzioni. Siamo chiamati a mettere in rete tutti i soggetti coinvolti nel contrastare la violenza di genere, dalle forze dell’ordine al mondo della scuola e dell’associazionismo, creando occasioni di confronto. La strada da fare è indubbiamente ancora lunga, ma abbiamo capito di essere partiti bene. Fondamentale è educare al rispetto tra le persone, a iniziare dall’età più fragile fino a quella adulta: deve passare il messaggio che le persone vanno rispettate e amate, non maltrattate. Credo che approvando in tempi celeri e all’unanimità la proposta della collega Camani di istituire l’Osservatorio regionale sulla violenza contro le donne, il Consiglio regionale abbia espresso un pensiero chiaro, forte e unitario per contrastare questa piaga sociale. È necessario monitorare con attenzione i cosiddetti ‘segnali deboli’ della violenza di genere”.
Per la Capogruppo Dem Vanessa Camani “è importante saper dare un nome al fenomeno della violenza contro le donne che troppo spesso viene banalizzato o frainteso, a volte anche volontariamente. Anche grazie all’Osservatorio regionale, dobbiamo raccogliere numeri e dati per supportare la conoscenza del fenomeno, che non colpisce in modo isolato, ad esempio per mano di un malato psicologico o di un ragazzo che non sa accettare un rifiuto, ma è molto serio e riguarda la costruzione stessa delle nostre comunità. Cercare di cambiare una parte culturale significativa della nostra società richiede un grande lavoro e impegno. Il dolore dei familiari di Giulia è il nostro dolore da un anno. Da qui nasce idea di costituire l’Osservatorio ed è giusto aver chiesto a Gino Cecchettin di ricoprire la carica di presidente onorario dell’Osservatorio perché nell’ultimo anno quest’uomo ci ha aiutato a trovare la forza per cercare di mettere in atto questo cambiamento culturale”.
Il Sottosegretario del ministero alla Giustizia, Andrea Ostellari, collegato da remoto, ha posto l’accento sull’“importanza della prevenzione, attraverso leggi, come il ‘Codice Rosso’ e le successive modifiche che hanno rafforzato questo strumento nel corso del tempo, frutto anche di interventi in Parlamento che hanno visto la condivisione di tutte le forze politiche. È altresì necessario lavorare sotto l’aspetto culturale per contrastare la violenza di genere, a partire dalle famiglie e dalle scuole, per insegnare e trasmettere ai più giovani la cultura del rispetto e che i rifiuti, i no, vanno accettati”.
Gino Cecchettin offrendo la propria testimonianza ha posto l’accento sul fatto che “dietro a ogni femminicidio c’è una vita spezzata, una famiglia che soffre. Solo ora mi rendo conto di questo, prima non avevo recepito appieno la portata del fenomeno, pur essendo una persona perbene. Ora che ho le forze e la piena coscienza di cosa è realmente successo, sento il dovere di impegnarmi: ecco perché ho istituito la Fondazione. Cerchiamo di creare qualcosa di positivo, valore, di salvare qualche vita. Vogliamo dedicarci a un percorso proattivo, per combattere la violenza di genere a iniziare dalla prevenzione, educando a quei valori che si basano sul rispetto e l’altruismo. Bisogna investire nella formazione e nella sensibilizzazione delle nuove generazioni che saranno i genitori di domani. E mi ha fatto molto piacere che le istituzioni si siano unite in un ‘momento di rumore’: un segnale forte che testimonia l’acquisita consapevolezza che è giunto veramente il momento di fare qualcosa, oltre alle ideologie politiche, ponendo alla base il rispetto reciproco e il valore della vita, per far nascere relazioni sane. Dobbiamo infondere coraggio a quelle donne che non hanno i mezzi e la forza per denunciare il loro aggressore, o magari che hanno paura, per sé e i figli. Chi ha le capacità deve dare qualcosa in più e offrire un aiuto concreto a chi sta soffrendo. E ai maschi dico ‘provate a mettervi nei panni delle donne, delle vostre amate, a sentire sulla vostra pelle le prevaricazioni, le mancanze di rispetto, le battutine sessiste che magari avete fatto in alcuni momenti della vostra vita’.
Il Tenente Colonnello Giuseppe Battaglia, comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Venezia, ha affermato che “la tutela delle donne contro ogni forma di violenza rappresenta l’assoluta priorità per l’Arma dei Carabinieri. Siamo impegnati soprattutto nel fare prevenzione: monitoriamo costantemente la situazione dei cosiddetti ‘reati spia’, che sono gli indicatori di una possibile violenza di genere: atti persecutori, violenze sessuali e maltrattamenti in famiglia. Non dobbiamo abbassare la guardia perché questo tipo di reati è in aumento, anche in Veneto, ma i dati che abbiamo in mano possono offrire anche un motivo per essere ottimisti, nel senso che le donne sono maggiormente propense a denunciare le sofferenze patite”.
Luca Palmieri della Polizia di Stato ha sottolineato come sia “importante che le donne denuncino. È fondamentale sostenere queste donne coraggiose lungo tutto il loro percorso verso la piena consapevolezza di essere solo delle vittime. Strategica è l’attività di prevenzione, in primis con l’ammonimento degli autori di qualsiasi forma di violenza”.
Alessandro Moscatelli, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Vicenza, ha chiarito come “il diritto alla difesa, anche dei carnefici, è uno dei pilastri della nostra architettura costituzionale che va preservato a tutti i costi. Vanno evitate strumentalizzazioni. Dobbiamo comprendere che il fenomeno della violenza di genere, purtroppo in crescita, è di tipo culturale. Credo che abbiamo sempre più bisogno di figure miti e decise come quella di Gino Cecchettin”.
Loredana Daniela Zanella, presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità, ha subito chiarito come “la violenza di genere è un problema di tutta la società”. “Possiamo fare un importante passo in avanti solo quando ci renderemo conto che tutti siamo chiamati a combattere questa piaga sociale”.
Mariangela Zanni, presidente del Centro Veneto 'Progetti Donna', ha ricordato che “dal 2013, con la legge regionale n. 5, viene riconosciuto il grande lavoro portato avanti dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio e il dovere della Politica di finanziare queste strutture. Ma servono maggiori risorse finanziarie per poter lavorare con efficacia, in collaborazione con la rete territoriale”.

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