"L'ho inteso non solo come un film
sulla genitorialità ma su cosa significa essere figli. Certo il
tema della genitorialità resta un tema centrale, la difficoltà
di essere genitori e di restare coppia. Però mi piace pensare
che sia un film sull'essere genitori in quanto figli". Giuseppe
Bonito, il regista del film "Figli" in concorso al Bif&st, il
Bari international film festival, nella sezione ItaliaFilmFest,
racconta il suo lavoro, dal rapporto con lo sceneggiatore
scomparso Mattia Torre a quello con gli attori protagonisti
Paola Cortellersi e Valerio Mastandrea. Per questo film a Paola
Cortellesi la giuria del Bif&st ha conferito il premio
Mariangela Melato per la miglior attrice protagonista.
Sul significato del film, il regista spiega che "i personaggi si
raccontano principalmente come genitori ma sono il prodotto di
altri genitori. E poi c'è qualcosa di molto personale, io non ho
figli e quindi mi sono riferito al loro essere genitori
soprattutto avendo come riferimento i miei, è come una sorta di
corto circuito tra essere figli e genitori. E penso che fosse un
po' quello che cercava Mattia nella storia".
Il riferimento è a Mattia Torre, autore e regista del film
scomparso prematuramente, che decise lui stesso di affidare poi
a Bonito la regia. "E' stata un'esperienza per me drammatica,
Mattia era un collega ma anche un grande amico. È stato molto
difficile all'inizio - dice Bonito - , perché una cosa è
trovarsi in un film che hai pensato e con il quale convivi da
tempo, altro è trovarsi in una situazione già emotivamente così
stravolgente e poi dover indossare i panni di un altro. E' stato
faticoso, c'era un carico emotivo ma anche una responsabilità
nei confronti di Mattia".
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