"Quattro ricercatori hanno
sviluppato uno studio sulla mortalità a Taranto da cui emergono
eccessi statisticamente significativi nei tre quartieri nord
(Paolo VI, Tamburi e Borgo, ndr) più vicini all'area a caldo
dell'Ilva (la più inquinante, costituita da cokerie,
agglomerato, altiforni e acciaierie). Basta un solo dato
relativo al 2019: 181 decessi in più rispetto all'atteso
confrontando i quartieri di Taranto più esposti all'inquinamento
con il dato regionale". Lo sottolinea il Comitato Cittadino per
la Salute e l'Ambiente a Taranto, ricordando che "i dati sono
così preoccupanti che il sindaco Rinaldo Melucci li ha
immediatamente trasmessi al Governo e in questi giorni sono sui
tavoli dei ministri Roberto Cingolani (Transizione ecologica),
Roberto Speranza (Salute) e Giancarlo Giorgetti (Sviluppo
economico)".
Lo studio epidemiologico "offre i dati - spiega Alessandro
Marescotti per il Comitato - più aggiornati in assoluto,
partendo dal 2011 e giungendo fino al 31 dicembre 2020,
utilizzando i dati dell'anagrafe comunale. Nel 2019 ben 93 donne
e 88 uomini (+68% a Paolo VI, +25% tra Borgo e Città vecchia,
ndr), per un totale di 181 decessi, sono morti in più
dell'atteso calcolato su base regionale nell'area vicina al polo
industriale".
Quanto al raffronto dei tre quartieri con il resto della città,
puntualizza Marescotti, "nel 2020 60 decessi in più fra gli
uomini residenti nelle zone vicine al polo industriale rispetto
al dato atteso calcolato su base comunale (18 sono avvenuti nel
quartiere Tamburi e 42 sono avvenuti nel più popoloso quartiere
Borgo-Città vecchia)". Il Comitato Cittadino per la Salute e
l'Ambiente ha organizzato un doppio sit-in a Roma per il 12 (in
piazza San Silvestro) e 13 maggio (in piazza Montecitorio), la
vigilia e il giorno dell'udienza al Consiglio di Stato sulla
questione ex Ilva "per chiedere la chiusura dell'area a caldo".
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