"La sentenza non è affatto inutile,
poiché chiarisce, semmai ve ne fosse stato bisogno che la "Via"
per permessi contigui impone che si consideri sempre l'impatto
che l'esercizio di tali attività hanno cumulativamente
sull'ambiente, che tutti i titoli sono esclusivi e che lo
sarebbe anche il "permesso di prospezione" (cosa che in Italia
non è); e, infine, che il problema non riguarda tanto
l'estensione territoriale dei titoli, quanto la durata degli
stessi. È la loro durata a porre problemi di compatibilità con
la libera concorrenza; ed è per questo che proroghe eterne -
come accade in Italia per le concessioni di coltivazione - non
sarebbero legittime" Lo scrive su facebook il costituzionalista
dell'università di Teramo Enzo Di Salvatore, promotore del
referendum sulle trivelle nel 2016, consulente di alcune regioni
adriatiche per la materia. Di Salvatore interviene dopo la
sentenza dei giorni scorsi della Corte di Giustizia europea sul
caso che aveva visto la Regione Puglia ricorrere contro le
quattro concessioni ottenute nel mare Adriatico, al largo
della costa pugliese, dalla società australiana Global
Petroleum.
"La Corte di Giustizia giustamente osserva che il divieto dei
750 kmq concerne non la singola multinazionale, ma il singolo
permesso di ricerca; per cui una stessa società petrolifera può
benissimo concorrere assieme ad altre all'ottenimento di un
permesso di ricerca per un'area confinante con quella per la
quale ha già ottenuto un permesso di ricerca - prosegue il
docente - il problema non è capire come vada interpretata la
direttiva, ma come vada interpretato il divieto fissato dalla
legge italiana, giacché: o è da ritenere che quel divieto sia
irragionevole (e allora il problema si convertirebbe in una
questione di legittimità costituzionale) o è da ritenere che
esso sia posto a presidio della concorrenza nel mercato".
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