I carabinieri del Noe di Bari hanno
eseguito tre ordinanze di custodia cautelare, due agli arresti
domiciliari e un obbligo di dimora, nei confronti di tre
imprenditori del Foggiano accusati di traffico illecito di
rifiuti speciali nelle province pugliesi di Foggia, Bat, Bari e
Brindisi. I militari, su disposizione della magistratura barese,
hanno anche sequestrato due impianti per il trattamento di
rifiuti delle società Valbit a Lucera (Foggia) e Paving
Technology a Modugno (Bari).
L'indagine coordinata dalla Dda di Bari, denominata
"Blacktop" che conta più di 50 indagati, ha accertato, anche
attraverso intercettazioni, una continuativa attività di
traffico di rifiuti, costituiti da circa 120 mila tonnellate di
"fresato d'asfalto", proveniente dai cantieri per il rifacimento
del fondo stradale di circa 450 km di Statali in Puglia, gestite
dall'Anas, che sarebbero stati smaltiti illecitamente su fondi
agricoli di proprietari compiacenti, senza aver ricevuto alcun
trattamento che potesse consentirne il riutilizzo quale
"conglomerato bituminoso" utile per asfaltare o materiale da
riempimento, utile in campo edilizio o per attività di
ripristino ambientale. Il fresato veniva, di fatto, caricato nei
cantieri stradali su automezzi della società assegnataria
dell'appalto Anas e poi smaltito illecitamente. I documenti di
trasporto sarebbero stati sistematicamente falsificati,
consentendo una trasformazione cartolare del rifiuto "fresato
d'asfalto", che avrebbe dovuto prendere la via della discarica,
in "materiale inerte secondario". Questo avrebbe consentito agli
indagati un risparmio sui costi, mai sostenuti, per il
trattamento e il successivo smaltimento dei rifiuti,
quantificabile in circa 1,2 milioni di euro.
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