"Fermo restando che il malato, in
qualunque stato della propria patologia si trovi, vada posto al
centro per essere difeso, accolto, assistito e accompagnato,
registriamo, purtroppo, che cure palliative e sedazione del
dolore, esigenze ineludibili che dovrebbero essere fruibili in
ambiti ospedalieri, territoriali e domiciliari, non trovano
ancora questa diffusione. Esortiamo, quindi, ad una prudenziale
valutazione della realtà senza assolvere le inadempienze finora
registrate con percorsi legislativi di ripiego che rischiano di
non essere rimedi efficaci a livello scientifico e umano". Così
la conferenza episcopale della Puglia interviene sulla proposta
di legge sul fine vita che è stata approvata ieri dalla terza
Commissione del Consiglio regionale pugliese e che dovrà essere
ora discussa in Aula. L'approvazione non è avvenuta
all'unanimità: hanno votato contro FdI e due consiglieri
regionali del Pd, mentre il M5S si è astenuto. La proposta di
legge, che porta la firma di Fabiano Amati (Pd), prevede
l'assistenza sanitaria per la morte serena e indolore di
pazienti terminali.
"Siamo ben consapevoli - proseguono i vescovi pugliesi -
della sensibilità e della delicatezza del tema che è di
drammatica attualità e, poiché riguarda la sacralità della vita,
necessita di un percorso accurato da parte del legislatore, in
un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le
reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte e
possibili strumentalizzazioni". "Ogni cittadino - concludono -
ha, al di sopra dei diversi 'ius' che gli si garantiscono,
quello che si può riassumere nello 'ius vitae', ovvero la tutela
da ogni attentato contro di essa e la garanzia che la comunità
se ne prenda cura, non ricorrendo a formule parziali quando non
vi riesca. Riteniamo che ogni tentativo di giungere al fine
suddetto, senza aver posto in atto le opportune garanzie di
assistenza e ausilio, non è confacente con il rispetto della
persona".
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